Incontri tra rappresentanti dei lavoratori e Governo, sul tema delle Pensioni sono ormai all’ordine del giorno. Meno frequenti invece quelli che vedono la partecipazione di lavoratori veri e propri. Ecco perché montava l’attesa per quello che poteva essere un passaggio decisivo per i lavoratori precoci e per le loro prerogative. Ecco quindi quello che è uscito fuori dall’incontro che pare abbia dato esito positivo e che sia stato solo il primo di altri già messi in agenda.

Il Governo disposto a valutare i costi di quota 41

Nannicini ha ricevuto una delegazione di lavoratori iscritti ai comitati social di quota 41, più precisamente al gruppo “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”.

L’incontro è durato oltre due ore al termine delle quali, i lavoratori si sono ulteriormente riuniti per stilare un rapporto da presentare agli altri interessati e da pubblicare sul loro gruppo Facebook. Gli argomenti trattati sono stati tanti, sempre partendo da quella quota 41che è la richiesta prioritaria che il comitato fa al Governo. Quota 41 senza se e senza ma è una frase molto sentita e molto comune tra questi lavoratori che hanno iniziato a lavorare molto giovani. La delegazione ha rimarcato questo punto, chiedendo espressamente al Governo di consentire ai precoci di uscire dal lavoro con 41 anni di versamenti, senza penalizzazioni e senza limiti anagrafici. In base alle notizie rese pubbliche dai lavoratori stessi, il Governo si è detto disponibile a fare valutare il provvedimento dalla propria ragioneria, per verificare l’impatto per i conti pubblici.

Nel prossimo incontro fissato per agosto, il Governo ha dichiarato che sarà in grado di produrre i risultati dei conti dei propri uffici di ragioneria.

Si è parlato anche di APE

Per quanto riguarda l’APE ed il paventato rischio che anche ai precoci si caricasse la pensione in anticipo sotto forma di prestito, il Governo ha sostanzialmente confermato come le due cose non vadano di pari passo, anzi.

Quota 41 non centra nulla con l’APE che riguarda solo i lavoratori che arrivati a 63 anni possono decidere di percepire in anticipo la pensione di vecchiaia, non quella di anzianità o anticipata come si chiama oggi che è quella a cui aspirano i precoci. Sempre sull’APE il Governo ha ribadito il concetto che per disoccupati e persone in difficoltà, il 99,5% del prestito sarebbe pagato dallo Stato.

Solo coloro che autonomamente volessero uscire dal lavoro, scatterebbe la rata piena del prestito da restituire e la penalizzazione di assegno. Interessante passaggio anche sull’aspettativa di vita con l’intenzione dell’Esecutivo di lavorare affinchè, in caso di aumento dell’età media degli italiani, gli scatti in termini di mesi in più per la pensione, devono essere calmierati a 3 mesi ogni 5 anni.

Gli altri argomenti trattati

L’incontro come dicevamo è partito da quota 41 ma ha abbracciato tante altre problematiche previdenziali. L’Esecutivo sta lavorando per azzerare l’onerosità delle ricongiunzioni, per evitare che lavoratori che hanno già pagato i contributi, tornino a pagarli per raggrupparli nella cassa previdenziale che gli erogherà la pensione.

Finirebbe così il vincolo che spesso tiene le persone a lavorare ben oltre i 40 anni di contributi, perché non hanno i soldi (a volte anche superiori a 100mila euro) per pagare le ricongiunzioni. Molto importante il passaggio sui contributi di solidarietà che non saranno limitati solo alle pensioni d’oro ma anche a redditi elevati, nell’ordine di quelli superiori a 100mila euro. Poche speranze infine per chi tra i precoci, si trova periodi di vuoti contributivi che ne allontanano la pensione per via dell’impossibilità ad arrivare a quota 41. Il Governo ha detto che si può valutare la copertura figurativa di questi periodi, ma che l’operazione non è semplice.