In queste ultime settimane tanti sono stati gli incontri istituzionali che hanno visto come argomento le Pensioni, la flessibilità in uscita e la riforma del sistema previdenziale. Governo e sindacati si sono incontrati già diverse volte, per parlare di APE, l’anticipo pensionistico del Governo, e di tutte le altre problematiche del sistema italiano. L’incontro di domani 11 luglio però è diverso dagli altri, trattandosi di un summit tra il Sottosegretario Nannicini e semplici lavoratori che fanno parte dei Comitati quota 41. Ecco i motivi di questo incontro e di cosa si parlerà.

La porta del Governo è aperta

Come dicevamo l’incontro sarà tra una delegazione di lavoratori precoci ed il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Quest’ultimo è il tecnico al quale Renzi ha dato il compito di preparare ed organizzare i correttivi del sistema pensionistico e di lavorare alla riforma affiancando, tra gli altri, il Ministro del Lavoro Poletti e quello dell’Economia Padoan. Infatti, la riforma previdenziale deve essere fatta con un occhio ai conti pubblici, ascoltando le necessità dei lavoratori prossimi alla pensione e dei giovani alla disperata ricerca di lavoro. Un lavoro certosino che deve abbracciare diversi campi e diversi settori, per questo molto difficile.

Negli ultimi giorni, cosa peraltro confermata dagli ultimi incontri tra sindacati e Governo, sembra che da parte dell’Esecutivo ci siano le intenzioni ad ascoltare e valutare i problemi previdenziali anche oltre la soluzione APE. In questa ottica, domani 11 luglio, Nannicini ha aperto la porta a questo incontro, dove la delegazione di lavoratori precoci esporrà le proprie problematiche direttamente al Governo.

Il punto di vista dei lavoratori

Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, gruppo Social di lavoratori precoci. ma anche sigla che raggruppa tanti comitati di lavoratori sparsi sul territorio nazionale. Sarà una delegazione di questi ad incontrare Nannicini ed a chiedere spiegazioni e rassicurazioni al Governo per le loro prerogative.

Sono proprio questi comitati che hanno agevolato la raccolta delle 50 mila firme che hanno accompagnato la petizione indetta da Damiano in aiuto al suo DDL 857(la sua proposta di riforma pensionistica).

Le richieste di questa frangia di lavoratori ormai è risaputa, si tratta di concedere l’uscita dal lavoro intorno ai 40 anni di contributi versati. Più precisamente, la richiesta verte sulla quota 41, cioè consentire ad un lavoratore di lasciare il lavoro al raggiungimento di 41 anni di contributi, senza penalizzazioni e senza limiti anagrafici. In alternativa si potrebbe anche valutare di buon occhio la quota 100, cioè il permettere l’uscita anticipata quando la somma di età anagrafica e contributi versati sia 100.

Quest’ultima forse leggermente più fattibile perché prevede una penalizzazione di assegno in base agli anni di anticipo in uscita, quindi, meno esosa per le casse statali.

Tutte e due queste tipologie di pensione anticipata sono perorate anche da Damiano nel suo disegno di Legge, ecco perché sembra esserci un connubio tra i precoci di quota 41 ed il Presidente della Commissione Lavoro. Su quota 100 sarebbe anche accettabile la penalizzazione massima dell’8%, proprio in linea con quanto stabilisce il DDL 857, un po’ meno l’età anagrafica minima di uscita. Infatti, per i precoci, lavoratoriche hanno iniziato a lavorare molto giovani, è duraaccettare l’uscita a 64 anni con 36 di contributi o 65 e 35. Per soggetti con 40 anni di contributi, l’età anagrafica non dovrebbe contare. Ecco le cose che probabilmente verranno chieste al Governo. Domani sicuramente ne sapremodi più.