La riforma della Pubblica Amministrazione del Ministro Madia ha superato un altro step molto importante. Oggi 13 luglio infatti è stato siglato l’accordo tra Aran (l’Agenzia incaricata proprio dalla Madia a risolvere queste problematiche) e sindacati sulla riduzione dei comparti. L’atto di oggi era comunque già previsto, quasi scontato perché si è trattato di mettere nero su bianco una decisione presa lo scorso aprile. L’importanza di questo passaggio avrà ripercussioni anche sulla storia del rinnovo dei contratti nelle PA, perché spesso, la storia dei comparti era usata come scusa per il mancato avvio delle trattative.

Come cambia la Pubblica Amministrazione

La riduzione di comparti era un vecchio pallino del Governo Berlusconi e dell’allora Ministro Brunetta. I comparti sono la divisione in settori di tutta la pubblica amministrazione e la loro riduzione è nell’ottica del taglio della spesa pubblica. Il Governo Renzi quindi è riuscito a portare a termine questa novità e da oggi i comparti della PA saranno solo 4 invece degli 11 conosciuti fino ad oggi. Dal Governo fanno sapere che per i lavoratori nulla cambierà perché anche traslocando di comparto, si vedranno mantenuti gli stessi salari di prima, le stesse misure previdenziali e gli stessi scatti di carriera, anche se su quest’ultimo punto si può sindacare che con il blocco del contratto, tutto sembra fermo al 2010.

Il problema per i dipendenti saranno le parti variabili della busta paga, quali possono essere le trasferte, straordinari, buoni pasto e rimborsi spese. Infatti se è vero che lo stipendio rimarrà lo stesso, per molti dipendenti il grosso della busta paga era proprio la parte variabile del salario. I 4 comparti che esisteranno da oggi sono Funzioni Centrali, Istruzione e Ricerca, Funzioni Locali e Sanità.

Per i primi due è già previsto una fase di transizione perché per la natura varia dei soggetti da accorpare e della varietà delle discipline da unire. Il Comparto Istruzione e ricerca sarà il più grande, con oltre un milione di dipendenti.

Adesso il contratto

La riduzione dei comparti avrà un suo effetto anche sui sindacati, perché creando solo 4 macro aree, le sigle piccole, quelle che erano rappresentative di lavoratori solo in alcuni comparti, rischiano di rimanere fuori perché una cosa è superare il 5% su una piccola area con pochi lavoratori, un’altra è in un comparto che come dicevamo prima può avere un milione di lavoratori.

Su questo punto, quello della rappresentanza sindacale, l’accordo prevede 30 giorni di tempo, concesso proprio a queste piccole sigle sindacali, per trovare il modo di accorparsi e fondersi fra loro in modo tale da restare al tavolo delle trattative. Importante la situazione della rappresentanza sindacale perché adesso ci sarà da vedere come rinnovare il contratto di tutti i lavoratori statali. Ormai non ci sono più scuse ed una volta messa la pietra tombale sui comparti, il prossimo step sarà proprio il rinnovo dei contratti che devono dare seguito alla ormai famosa sentenza della Corte Costituzionale ed alla bocciatura del blocco Fornero. I sindacati oltre che contestare le cifre, cioè i 300 milioni stanziati nella Legge di Stabilità da dividere tra i dipendenti a cui il contratto va aumentato, contestano anche la tempistica ed il fatto che ad oggi nessun appuntamento è stato fissato.