Lavorare fino a 69 anni di età? Potrebbe essere presto una condizione obbligata per i lavoratori tedeschi, a meno di non mettere a rischio la sostenibilità futura del sistema previdenziale. È questa la conclusione a cui arriva la Bundersbank, la quale all'interno di un nuovo dossier configura un quadro preoccupante per il welfare previdenziale in Germania ed invita il Governo a prendere dei provvedimenti restrittivi rispetto alle attuali regole di quiescenza.

La stima sull'innalzamento dell'età anagrafica di uscita dal Lavoro appare comunque una considerazione legata al lungo termine, visto che il pensionamento alle soglie dei 70 anni di età dovrebbe prendere forma solo nel lontano 2060, quando i tecnici prevedono si sarà realizzato anche un netto miglioramento nell'aspettativa di vita. Resta però il fatto che la Banca Centrale Tedesca torna ad intervenire su un tema delicato e che è stato già oggetto di una riforma pesante in Germania nell'ormai lontano 2007, quando i criteri anagrafici di pensionamento sono stati impostati al rialzo, mentre per chi desidera fruire dell'uscita anticipata nel Paese del rigore dei conti è necessario comunque aver cumulato ben 45 anni di versamenti

Riforma pensioni: la banca centrale tedesca ritiene gli attuali requisiti non sufficienti

Stante la situazione appena descritta, resta comunque il fatto che la Bundesbank continua a giudicare gli attuali requisiti come insufficienti, vista la prospettiva dell'ingresso dei cosiddetti baby boomers nelle tutele della previdenza.

Il fenomeno sarebbe destinato ad accentuarsi a partire dal 2030, andando ad impattare in senso negativo sulle casse previdenziali. Mentre sullo sfondo il rischio è di avere un forte ritocco anche sulle aliquote di contribuzione necessarie a mantenere in sicurezza il sistema, con un'innalzamento fino al 24% sul reddito prodotto dal lavoratore contro l'attuale livello del 18,7%. Uno scenario che potrebbe avere risvolti negativi anche sull'andamento del mercato interno, vista la diminuzione delle risorse destinate al consumo.

Pensioni flessibili, Governo Merkel conferma gli attuali criteri di uscita

Nel frattempo non è tardata ad arrivare la risposta del Governo Merkel in merito alla vicenda: ricordiamo che la cancelliera tedesca ha avviato un'apertura dei criteri di quiescenza due anni fa, quando ha legiferato la possibilità di garantire ai lavoratori il prepensionamento a partire dai 63 anni di età, purché questi avessero maturato almeno 45 anni di versamenti.

L'opzione è stata accolta con favore dai pensionandi, tanto che le domande di adesione hanno superato in pochi mesi le 100.000 unità, mentre la stima del Governo è che possano fruire di questa misura oltre 400.000 lavoratori. In merito a nuovi interventi restrittivi sulle uscite future, il Portavoce dell'esecutivo tedesco Steffen Seibert ha confermato gli attuali requisiti di quiescenza, smentendo che siano attualmente allo studio nuovi interventi.

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