Nella giornata di ieri è stato raggiunto l'accordo sulla riforma pensionida parte del governo Renzi e dei sindacati confederali: il pacchetto prevede un investimento di 6 miliardi di euro in 3 anni e le rappresentanza sindacali si sono dette contente, anche se hanno sottolineato come si tratti soltanto di un primo passo verso una vera trasformazione della previdenza. Intanto, le misure previste per la riforma delle Pensioni riguardano i lavoratori precoci, le mansioni usuranti, le ricongiunzioni onerose e la quattordicesima, mentre restano ancora due 'buchi' da definire con maggiore chiarezza: il dispositivo APE, troppo penalizzante con più del 20% di penalizzazioni, e soprattutto la vertenza degli esodati per l'ottava salvaguardia.
Le misure di riforma pensioni precoci, APE e altro
Ecco, allora, tutte le misure di riforma pensioni venute fuori dal primo accordo tra governo e sindacati.
- Ricongiunzioni onerose: non saranno appunto più 'onerose'; nel momento in cui un lavoratore andrà in pensione i contributi versati in casse differenti saranno accumulati e il montante sarà calcolato a partire dai meccanismi di ogni istituto e non scegliendo il più favorevole. Precedentemente, il costo per le ricongiunzioni era spesso molto salato.
- Lavoratori precoci: chi presenta almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del 19° anno d'età potrà andare in pensione con 41 anni di contributi se appartenente a determinate categorie: disoccupati non più coperti da ammortizzatori, impiegati in mansioni usuranti (non ancora definite), lavoratori con disabilità. Si elimina, poi, la penalizzazione sulla pensione per l'uscita anticipata prima dei 62 anni.
- Mansioni usuranti: i lavoratori dovranno dimostrare di aver svolto questa tipologia di attività per 7 degli ultimi 10 anni di contribuzione; in questo caso l'anticipo pensionistico potrà essere di 12 o di 18 mesi rispetto ai requisiti della riforma pensioni Fornero.
- Quattordicesima: raddoppio dell'importo (da 40 euro mensili a 80 euro, ma versati in un'unica soluzione di 960 euro annui) per tutti coloro che hanno una pensione di 1000 euro al mese (netti).
- Estensione della no-tax area: sempre per i pensionati, arriva la parificazione dell'area di 'no tassazione' alla fascia stabilita per il lavoro dipendente (cioè: 8.125 euro)
I buchi nella riforma pensioni del governo Renzi
Restano, però, due buchi nella riforma pensioni del governo Renzi.
- APE: non sono state definite ancora le soglie per comprendere da quale fascia di reddito si dovrà pagare il massimo della penalizzazione. A parte la dimensione 'sociale', un lavoratore che decide spontaneamente di andare in pensione con 3 anni di anticipo, al momento dovrebbe pagare penalizzazioni di circa il 20/25%. Su questo punto, resta un 'buco' e si tratta, però, della questione più importante, della vera riforma della pensione anticipata.
- Esodati: clamoroso che non si sia parlato degli esodati che richiedono l'ottava salvaguardia. Si tratta di una dimenticanza del governo o non si intende chiudere la vertenza?
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