Le ultime news sulla riforma pensioni oggi 13 settembre parlano soprattutto dei risultati ottenuti dall'incontro tra sindacati e governo Renzi. Innanzitutto, si è giunti a una definizione più precisa del dispositivo di riforma chiamato 'APE': le penalizzazioni saranno piuttosto pesanti per chi deciderà di uscire anticipatamente e non si trova in condizioni di disagio economico, potranno raggiungere infatti anche il 25% (compresi gli interessi sul prestito). Se poi sulla quattordicesima si è arrivati all'accordo, l'unico elemento che è rimasto in sospeso riguarda i lavoratori precoci: l'intervento costa troppo secondo il governo, mentre i sindacati lanciano la loro proposta risolutiva della vertenza.
Le penalizzazioni APE: ultime news riforma pensioni oggi 13 settembre
Le ultime news riforma Pensioni parlano soprattutto delle conferme e delle novità arrivate intorno all'APE. Si tratta di un intervento previsto per i nati tra il 1950 e il 1954 e l'anticipo massimo può essere di 3 anni e 7 mesi. Un elemento nuovo riguarda il fatto che si tratterà di un dispositivo sperimentale e che, al momento, è stato stabilito soltanto per due anni. Il nodo più complesso e più critico riguarda le penalizzazioni: chi entra nelle categorie tutelate (disoccupati, disabili, inabili, coloro che fanno lavori 'gravosi') avrà un taglio massimo del 3% annuo che però si azzera se l'entità dell'assegno è inferiore ai 1500 euro lordi.
Chi non entra, invece, nelle categorie 'tutelate' va incontro a penalizzazioni più pesanti, fino al 5% annuo (dunque 15/18% per 3 anni e 7 mesi di anticipo) che sale fino al 25%, contando anche gli interessi per le banche e le assicurazioni. È chiaro, dunque, come l'APE possa avere un certo 'appeal' soltanto per chi si trova in una situazione di grave disagio.
Il nodo 'lavoratori precoci': ultime news riforma pensioni oggi 13 settembre
Secondo quanto riportato dalle news sulla riforma pensioni, l'incontro governo-sindacati si è 'bloccato' soltanto sulla questione dei lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato a versare contributi da lavoro prima del raggiungimento del diciottesimo anno d'età.
La richiesta dei sindacati è stata la seguente: un bonus di 2 mesi per ogni anno che si è lavorato prima della maggiore età. Secondo il governo Renzi, questa tipologia di misura costerebbe troppo per le casse dello Stato: si parla di 600 milioni di euro e, al momento, viene considerata una cifra che difficilmente potrà essere impegnata. La proposta dei sindacati, comunque, è piuttosto lontana dalla richiesta dei comitati: la Quota 41, insomma, sembra essere al momento una proposta uscita di scena. Per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.