Con la riforma delle Pubbliche amministrazioni del ministro Madia si concretizzerà il rinnovo del contratto dei dipendenti statali e l'atteso aumento di stipendio in busta paga. Tuttavia, le notizie che giungono in questi giorni, dopo l'approvazione del Governo Renzi della legge di bilancio, non sono rassicuranti. Le risorse per l'incremento delle retribuzioni sono esigue: si parla di circa un miliardo di euro da suddividere per 3,3 milioni di dipendenti del pubblico impiego. Troppo pochi per poter sperare di recuperare, anche in parte, quanto perso dagli statali negli ultimi sette anni per il blocco del contratto: si calcola che il potere di acquisto sia diminuito, mediamente, del 10 per cento.

Rinnovo contratto statali 2016: di quanto aumenteranno gli stipendi?

Se dovesse essere confermata la somma che il Governo Renzi metterà a disposizione del rinnovo dei contratti, a ciascun impiegato statale spetterà un aumento di retribuzione di circa 20 euro mensili. Secondo quanto scrive Italia Oggi, gli aumenti verrebbero configurati come salario eccessorio, al pari del pagamento degli straordinari. Ma la doccia fredda, soprattutto per quanto riguarda il personale Scuola, deriverebbe dalla possibile rimodulazionedegli scatti di anzianità: di questo si potrebbe discutere al tavolo delle trattative previsto entro la fine di ottobre, prima del documento finale che il ministro Marianna Madia e i sindacati affideranno al potere negoziale dell'Aran.

Tuttavia, non è ancora definito se sugli scatti il Governo Renzi interverrà con un provvedimento legislativo oppure se faranno parte delle trattative per il rinnovo del contratto degli statali.

Scuola, rinnovo contratto: la questione degli scatti di anzianità

Inoltre, proprio sugli scatti di anzianità, ilParlamento aveva legiferato più volte negli scorsi anni eliminando l'utilità dei quattro anni per la progressione della carriera.

Fino a questo momento ne sono stati recuperati tre, ma resta da ottenere ancora un anno. Per questo motivo, infatti, la progressione di carriera viene ulteriormente posticipata di un anno: ciò comporta, secondo i calcoli del quotidiano economico, una perdita di retribuzione pari a circa mille euro all'anno per dipendente.