Dopo che il decreto di autorizzazione è stato vidimato dal Presidente Mattarella, la Legge di Bilancio 2017 è stata trasmessa alla Camera dei Deputati. Inizia il consueto iter parlamentare della manovra con la discussione sui contenuti e sulle proposte correttive che i parlamentari potranno presentare. Tra i tanti punti presenti nella Legge di Bilancio, molto importanti quelli relativi alle pensioni, perché dal prossimo anno, molte cose cambieranno per chi aspira alla pensione o per chi già la percepisce.

Quota 41 ed APE in alcuni punti combaciano

È dal 2012, dopo il Decreto “Salva Italia” del Governo Monti, quello che per via della crisi e dello spread ha previsto sacrifici importanti per gli italiani, che il mondo del lavoro chiede espressamente un po’ di flessibilità per l’uscita verso la pensione. La Legge Fornero ha inasprito di molto i requisiti per la pensione ed i suoi effetti continuano anche oggi per via dell’adeguamento degli stessi all’aumento dell’aspettativa di vita. Nella nuova manovra finanziaria che entro fine anno sarà approvata in Parlamento, il Governo ha cercato di dare risposta ad alcune richieste dei lavoratori, ma il tutto sembra non bastare. Dal 1° maggio 2017, che poi è la data in cui cade in calendario la “Festa dei lavoratori” (una coincidenza?), si potrà richiedere l’APE, l’Anticipo Pensionistico che altro non è che una scorciatoia verso la pensione di vecchiaia.

Chi raggiungerà, a quella data, i 63 anni di età con 20 di contributi potrà chiedere di andare in pensione. Il problema è che la pensione sarà una sorta di prestito bancario che andrà restituito non appena si raggiungeranno i 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia come stabilito dalla Fornero. I pensionati restituiranno il prestito per 20 anni in trattenute mensili sulla loro pensione.

Per alcune categorie di lavoratori invece, l’anticipo sarà gratis (Ape Social), cioè per il prestito ci penserà lo Stato. Si tratta dei lavoratori con almeno il 74% di invalidità, che assistono da almeno 6 mesi un familiare di 1° grado disabile o che risultano disoccupati senza ammortizzatori da almeno 3 mesi. Per questi però i requisiti contributivi salgono a 30 anni di versamenti completati.

Ne servono 36 invece se si è lavoratori impegnati in attività logoranti, ed anche in questo caso l’APE sarà gratis. Queste categorie di soggetti sono le stesse che rientrano nell’altra novità previdenziale, la Quota 41 per i precoci. Se soggetti di questo tipo, hanno raggiunto i 41 anni di contributi ed anno almeno 12 mesi versati prima di aver compiuto 19 anni di età, potranno lasciare il lavoro senza limiti anagrafici.

Ancora misure

L’APE diventa aziendale quando è figlia di un accordo tra datore di lavoro e dipendente che mira a raggiungere il duplice scopo di consentire al lavoratore di andare in pensione prima ed all’azienda di svecchiare o tagliare il personale. In questo caso l’azienda aumenta il montante contributivo dei propri dipendenti versando un surplus di contributi per detonare l’entità del taglio di assegno che subiranno per via della rata di prestito da restituire.

In definitiva, si chiama APE la risposta del Governo al bisogno di flessibilità nel mondo del lavoro e se stingenti sembrano i requisiti richiesti ai lavoratori, lo stesso appaiono quelli reddituali. Infatti non potrà essere erogata l’APE se la pensione spettante a partire dai 66 anni e 7 mesi, cioè la vera pensione di vecchiaia che toccherà ai lavoratori, scenderà per via della rata da restituire, sotto i 700 euro.

Inoltre, l’APE social non può essere erogata per importi superiori a 1.500 euro e se richiesta da soggetti che restano al lavoro o che hanno redditi da lavoro diversi, questi non devono superare gli 8.000 euro annui. Entra in scena infine il RITA, la rendita integrativa anticipata, sempre a 63 anni e 20 di contributi. I soggetti che hanno versamenti in forme previdenziali complementari possono chiedere l’anticipo del montante che hanno accumulato, in forma frazionata.