La Legge di Bilancio è cosa fatta, si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e la sua entrata in vigore dal prossimo 1° gennaio. In materia previdenziale, molte novità sono state introdotte e si vanno ad affiancare alle vecchie misure che restano ancora in vigore. Infatti, la Legge Fornero è ancora in azione perché non è stata abolita e nemmeno ritoccata. Numerose però sono le vie di uscita che nel 2017 molti lavoratori potranno sfruttare per andare in pensione.

Le nuove strade introdotte in manovra

Iniziamo l’analisi dall’APE, l’anticipo pensionistico con pensione erogata in prestito da una banca e da restituire.

I lavoratori che dal prossimo 1° maggio, avranno 20 anni di contributi e 63 di età, potranno lasciare il lavoro grazie all’APE volontaria. Nel momento in cui si raggiungeranno i 66 anni e 7 mesi di età, si inizierà a percepire la vera pensione con decurtata la rata del prestito da restituire mese per mese e per 20 anni. Con la versione sociale dell’APE, disoccupati, lavori gravosi ed invalidi in prima persona o con invalidi a carico potranno lasciare il lavoro. Per loro sarà lo Stato a pagare la rata di debito verso la banca. Per invalidi con almeno il 74% di disabilità e disoccupati da 3 mesi senza sussidi, i contributi necessari sono 30 anni mentre l’età resta a partire dai 63 anni. Stessa cosa i lavori gravosi, ma i contributi necessari devono essere 36.

Per chi ha un anno di versamenti prima dei 19 anni e raggiunge 41 anni totali di contributi, ecco quota 41. Necessario però essere disoccupati, invalidi, con disabili a carico o impegnati in lavori gravosi, in pratica le stesse condizioni per l’APE sociale.

Una Fornero nemmeno sfiorata?

Come dicevamo, niente da fare per l’ipotetica “rottamazione” della tanto antipatica riforma Fornero.

Tutto ciò che il Governo Monti produsse all’epoca della grave crisi e dello spread schizzato alle stelle, cioè l’impianto della riforma, resta in piena azione. Per la pensione di vecchiaia, nel 2017, serviranno 20 anni di contributi versati e 66,7 anni di età. Per le donne, lavoratrici dipendenti del settore privato, 65 anni e 7 mesi, mentre 66 anni ed un mese per le autonome.

La pensione di anzianità, o meglio quella anticipata come si chiama proprio dalla riforma Fornero, si ottiene con 42 anni e 10 mesi di contributi versati, dei quali almeno 35 effettivi e non figurativi. Per le donne, un anno in meno e per tutti la possibilità introdotta dalla nuova Legge di Bilancio, di cumulare gratis tutti i periodi versati in diverse casse previdenziali. Per le donne che entro il 31 luglio 2016 hanno compiuto 57 anni e 3 mesi di età e che hanno raggiunto la soglia dei 35 anni di contributi entro il 30 dicembre 2015, la possibilità di sfruttare lo scivolo anticipato con opzione donna. Per i lavori notturni o usuranti, da non confondere con i nuovi gravosi creati dal Governo, resta l’uscita a 61 anni e 7 mesi con 35 di contributi versati.

Per gli usuranti resta anche da centrare la quota 97,6 ma viene contestualmente revocato il meccanismo delle finestre mobili. La decorrenza della pensione quindi non si sposta in avanti di 12 mesi ma scatta al raggiungimento dei requisiti di accesso. Nel comparto difesa e sicurezza, si esce con 40 anni e 7 mesi di contributi o con soli 35 ma con una età pari a 57 anni e 7 mesi. Lo scivolo Fornero per pensioni non inferiori a 1.250 euro al mese è concesso con 20 anni di contributi effettivi e 63 anni e 7 mesi di età.