La macchina giudiziaria amministrativa continua inesorabile a sciorinare sentenze contro i criteri di svolgimento dell'ultimo concorso voluto dal duo Giannini-Faraone. I docenti che hanno tentato la carta dell'inserimento in ruolo attraverso la selezione avviata col bando dello scorso febbraio si trovano ovunque invischiati in discutibili e arbitrari criteri di valutazione con differenze di non poco conto da regione a regione.

La trasparenza finisce ancora una volta sul banco degli imputati e in Friuli accade che due docenti di italiano delle medie e superiori, respinti all'orale, ottengano soddisfazione delle loro istanze da parte del Tar di Udine. La sentenza si aggiunge a quelle sulla mobilità dei docenti fatta con l'algoritmo che è stata giudicata illegittima da diversi tribunali ordinari.

La sentenza del Tar di Udine

L'importanza di questa sentenza da parte del tribunale amministrativo friulano è tutta nella costituzione di un clamoroso precedente per il quale questo concorso adesso traballa paurosamente. Su tutto vale la considerazione che questo concorso non avrebbe mai dovuto essere bandito prima della definizione dei criteri della mobilità dei docenti perché ciò impatta profondamente sul numero delle cattedre disponibili da assegnare di ruolo.

Detto questo, passando al fatto in sé, i giudici hanno accolto due diversi ricorsi proposti da due aspiranti professori di italiano che dopo essere stati respinti adesso potranno rifare l'orale.

Le motivazioni della sentenza

I magistrati Alessandra Tagliasacchi, Manuela Sinigoi e Umberto Zuballi hanno ritenuto fondate le censure prodotte dai legali che assistevano i due docenti circa la doglianza relativa allo svolgimento a porte chiuse delle prove orali. La trasparenza è il criterio principale inerente alla pubblica amministrazione in genere. Decretare lo svolgimento di dette prove in detta modalità è illegittimo anche perché nulla era stato disposto diversamente rispetto alla normativa e pertanto si ritiene che le stesse vadano ripetute.