Ha fatto il giro del web la notizia secondo cui, con la nuova riforma dell’accesso all’insegnamento e della gestione dei tirocinanti, le supplenze potranno essere in futuro appannaggio dei docenti in formazione. La notizia ha inevitabilmente agitato gli animi dei docenti in graduatoria preoccupati che il fenomeno delle supplenze delle GI potesse sparire del tutto per effetto della riforma di accesso all’insegnamento.

Per contro, anche il nuovo sistema di reclutamento docenti solleva qualche perplessità: secondo la delega passata in commissione il nuovo sistema di accesso all’insegnamento prevede, al termine del concorso, un periodo formativo di tre anni di cui uno in formazione universitaria e due di tirocinio in classe prima dell’inserimento in ruolo. Ma a quale retribuzione? Le cifre snocciolate dai sindacati hanno già sollevato un polverone.

Supplenze, come funzionerà in futuro?

Le supplenze da GI spariranno del tutto? Sembra essere un destino ineluttabile se il testo della riforma non dovesse subire modifiche.

All’articolo 10 infatti è specificato che l’aspirante docente, fermi restando gli altri impegni formativi, “può effettuare supplenze nell’ambito scolastico di appartenenza e, nel terzo anno, su posti vacanti e disponibili”. Il risultato più verosimile è che questo porterà ad una decurtazione delle supplenze da graduatorie d’istituto sia brevi che annuali, in virtù di un sistema che permetta tanto la novità appena introdotta quanto il vecchio regime. Tuttavia, speculazioni a parte, i tirocinanti entreranno nelle scuole solo a partire dal 2022 e potranno assolvere mansioni di supplenza solo dall’anno scolastico 2023/2024.

Nuovi docenti, 500 euro di stipendio per i primi due anni

Discorso diverso è quello per la retribuzione dei tirocinanti: nel testo del decreto è specificato che il terzo anno di formazione sarà pagato come una supplenza annuale (cifra che al giorno d’oggi si aggira attorno ai 1300 euro mensili) ma riguardo ai primi due anni lo stipendio è rimandato alla contrattazione nazionale con i sindacati.

E qui casca l’asino perché, se le cifre calcolate dai sindacati e riportate da Lorenzo Vendemiale sul Fatto Quotidiano fossero veritiere, per i primi due anni di formazione gli aspiranti docenti si ritroverebbero con poco più di 500 euro al mese in tasca, una miseria. “Questo decreto svela il progetto di avere forza lavoro a basso costo: – attacca la Flc Cgil – non è pensabile che si svolga la stessa mansione a compenso ridotto. I tirocinanti sarebbero solo dei supplenti sottopagati”.