L’APE, l’anticipo pensionistico che la Legge di Bilancio ormai in vigore ha inserito nel sistema previdenziale partirà il 1° maggio. Questa è la risposta del Governo all'esigenza di flessibilità del sistema pensionistico inasprito dalla Legge Fornero. Lasciando da parte la versione assistenziale di APE, quella per soggetti disagiati come disoccupati, invalidi e così via, la vera novità previdenziale è l’APE volontario, quello aperto a tutti i lavoratori per anticipare la pensione di vecchiaia a 63 anni, invece che a 66 anni e 7 mesi come Fornero ha stabilito.

Il prestito

Dal punto di vista tecnico si tratta di un anticipo finanziario con garanzia pensionistica. Infatti, un soggetto che compie 63 anni dal 1° maggio (entrata in vigore dell’APE) e che alla stessa data raggiunge i 20 anni di contributi, potrà uscire dal lavoro ricevendo l’anticipo pensionistico. L’assegno che consterà di 12 mensilità è esente da prelievo fiscale, non è reversibile e non sono previsti scatti relativi alla perequazione negli anni successivi. Viene utilizzato il sistema bancario, che finanzierà l’assegno che l’Inps erogherà mese per mese ai beneficiari. La misura è fruibile da tutti i lavoratori ad esclusione di quelli che hanno versamenti nelle casse dei liberi professionisti.

Le banche quindi concederanno i fondi sotto forma di prestito che i pensionati, inizieranno a restituire quando raggiungeranno la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi di età. L'operazione sarà coperta contro il rischio di premorienza tramite assicurazione privata e pertanto, il prestito da restituire sarà comprensivo di questi oneri aggiuntivi oltre naturalmente agli interessi.

Il pensionato quindi, dovrà restituire il prestito quando arriverà alla sua vera pensione e lo farà in rate mensili trattenute dall’INPS che poi girerà alle banche. Il periodo di ammortamento sarà di 20 anni (260 rate) quindi i pensionati avranno una sorta di trattenuta sulla pensione fino agli 87 anni circa. Proprio sulla pensione futura esiste uno dei requisiti più importanti per percepire e richiedere l’APE.

La pensione futura al netto della rata da restituire, non potrà essere più bassa di 702 euro circa, cioè non potrà essere inferiore ad 1,4 volte il trattamento minimo previsto dall’INPS.

La procedura

Flessibilità, questo il carattere distintivo dell’APE perché offre ai richiedenti, una ampia scelta su quando e come lasciare il lavoro. Infatti, i 63 anni sono solo gli anni a partire dai quali si potrà richiedere l’anticipo. Ecco perché il primo passo per chi desidera optare per l’APE è chiedere la certificazione del diritto all’INPS. Dopo la richiesta, l’Istituto, se il soggetto richiedente risulterà indennizzabile, indicherà l’importo minimo e l’importo massimo dell’APE ottenibile, presumibilmente in una forbice tra l’85 ed il 95% della pensione futura del soggetto stesso.

Naturalmente, prima si esce e maggiore APE si richiede, maggiore sarà l’entità del finanziamento e quindi la rata da restituire.

Calcolando che l'assicurazione necessaria dovrebbe essere pari al 29% del capitale erogato (la pensione), che il tasso di interesse annuo dovrebbe essere del 2,5% e che ci sarà una detrazione di imposta del 50%, la trattenuta ipotizzabile arriverebbe anche a sforare il tetto del 5% della pensione futura. Dopo aver avuto la certificazione del diritto a richiedere l’APE, il cittadino potrà presentare la vera e propria domanda all’INPS, nella quale deve scegliere sia la banca che l’assicurazione, cioè i soggetti che entreranno nel prestito. La scelta deve ricadere solo sugli Istituti di Credito e le Compagnie di Assicurazione che firmeranno le convenzioni con il Governo e che saranno inserite in un elenco creato appositamente.

Sarà l’INPS a girare la domanda alla banca che produrrà il contratto di finanziamento che il richiedente dovrà sottoscrivere dopo i 14 giorni consentiti per il recesso. L’Ape inizierà ad essere erogata entro 30 giorni dalla sottoscrizione del contratto tra “pensionato” e banca.