La nuova delega riguardante la riforma del reclutamento e il nuovo percorso di formazione dei docenti continua a suscitare critiche e polemiche. Ricordiamo, a questo proposito, che per poter accedere al corso di formazione triennale, i docenti in possesso della laurea magistrale, dovranno riuscire a superare il concorso: vincere il concorso, però, non significherà più ottenere l'immediata immissione in ruolo con contratto a tempo indeterminato, visto che quest'ultimo verrà sottoscritto al termine del percorso formativo triennale.
Ultime news scuola, delega nuovo reclutamento: addio supplenze da graduatorie di istituto?
Ai docenti non piace, in particolar modo, il contenuto dell'articolo 10 del decreto legge, approvato in prima sede dal Consiglio dei Ministri del governo Gentiloni e già inviato al Parlamento per il relativo esame. Nel suddetto articolo, infatti, si parla della possibilità, da parte del tirocinante, di effettuare supplenze nell'ambito scolastico di appartenenza sulla base di incarichi conferitegli dal dirigente scolastico. Durante il terzo anno del percorso formativo, il docente potrà effettuare supplenze su posti vacanti e disponibili. Lo stesso discorso varrà anche per quanto riguarda i docenti di sostegno, secondo quanto indicato dall'articolo successivo, l'articolo 11.
Delega nuovo reclutamento e formazione docenti: cambierà l'affidamento degli incarichi di supplenza?
Sulla base degli articoli 10 e 11, c'è da aspettarsi che i precari delle graduatorie di istituto perderanno la possibilità di ricevere incarichi di supplenza? A meno di modifiche al testo relativo al decreto legge, si può affermare che la direzione intrapresa dal Ministero dell'Istruzione sia propriamente questa.
L'intenzione del dicastero di Viale Trastevere sarebbe quella di affidare le supplenze nelle scuole all'organico dell'autonomia e ai nuovi e futuri tirocinanti a scapito dei precari iscritti nelle graduatorie di istituto. Di fronte a questa prospettiva, ci si augura che in Parlamento vengano apposte delle modifiche a tali disposizioni estremamente penalizzanti nei confronti di chi, da anni e anni, lavora al servizio della Scuola pubblica italiana.