Le proteste brasiliane contro la riforma delle pensioni e la nuova austerity proposta dal Presidente Temer per riequilibrare i conti dopo la grave recessione che ha colpito il Paese vedono aprirsi un nuovo fronte. Nella giornata di oggi sono infatti scesi in piazza anche centinaia di poliziotti, che hanno deciso di far sentire la propria voce davanti al Parlamento. A fargli fronte i comparti delle forze antisommossa, che si sono così trovati in una situazione paradossale mentre cercavano di respingere i propri colleghi.

L'irruzione sarebbe stata tentata da circa cinquecento persone, che hanno provocato diversi danni materiali (come la rottura dei vetri d'ingresso del palazzo). Fortunatamente, non si sono registrati feriti e non risultano conseguenze per l'incolumità delle persone coinvolte. Resta il fatto che continua a crescere l'insofferenza nel Paese sudamericano rispetto ad una riforma lacrime e sangue che ha innalzato improvvisamente i criteri di quiescenza e reso più complicato riuscire ad ottenere l'agognato pensionamento.

Riforma pensioni, la nuova protesta in Brasile dopo lo sciopero generale del 18 marzo

La protesta dei poliziotti fa seguito a numerosi episodi di rivendicazione da parte dei lavoratori: il più importante risale alle scorse settimane ed ha visto una mobilitazione generale da parte di tutti i principali sindacati del Paese. Il Brasile si trova infatti davanti ad una riforma del comparto pensionistico che vede alzare improvvisamente l'età di uscita dal lavoro dai precedenti 55 anni (con 25 anni di contributi per le donne e 30 per gli uomini) agli attuali 65 anni. Può sembrare un'età ragionevole, ma bisogna tenere presente l'aspettativa di vita più bassa rispetto agli standard europei. Al momento sarebbe pertanto in atto una mediazione, con l'obiettivo di portare il limite di età attorno ai 60 anni.

Una proposta che i sindacati ritengono non accettabile visto che non si tiene conto del fatto che lavori come quello del poliziotto risultano rischiosi, oltre che usuranti.

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