All'interno del nostro ultimo articolo pubblicato nella rubrica "Parola ai Comitati" abbiamo fatto il punto della situazione in merito al calendario dei prossimi eventi riguardanti la riforma previdenziale. Oggi terminiamo l'approfondimento tecnico sul comparto entrando nello specifico delle misure attese a partire dal prossimo 1° maggio 2017, ovvero l'APE sociale, la quota 41 per i lavoratori precoci e la nuova RITA dei fondi pensione di secondo pilastro.

Pensioni anticipate e APE sociale: confermata la partenza al primo di maggio

Partiamo dall'anticipo pensionistico di stampo sociale, una misura che viene indirizzata al lavoratori con almeno 63 anni di età e 30-36 anni di contribuzione (a seconda del profilo di tutela).

Il principale vantaggio di questa misura consiste nell'assenza di carichi, penalizzazioni o costi per i lavoratori che ne beneficeranno, oltre che per i relativi datori di lavoro. L'importo dell'anticipo sarà in linea con la rata mensile della futura pensione, purché questa non superi il tetto delle 1500 € lorde. Le maggiori preoccupazioni dei lavoratori potenzialmente coinvolti riguardano invece la rigidità dei vincoli posti all'accesso. Al momento l'agevolazione appare infatti consentita in diversi casi:

  • per i lavoratori che risultano in disoccupazione, cessazione o dimissione (per giusta causa o risoluzione consensuale) da almeno tre mensilità;
  • per coloro che hanno a carico da almeno sei mesi un coniuge o parente di primo grado, con un'invalidità grave;
  • per chi ha subito una riduzione della capacità lavorativa (invalidità) uguale o superiore al 74%;
  • infine, per chi rientra nei criteri previsti dall'individuazione delle 11 attività considerate dal legislatore come onerose o rischiose, purché si abbia svolto tali attività per almeno sei anni continuativi prima della domanda.

Su questi punti sono attesi dei chiarimenti specifici attraverso i decreti attuativi, che dovranno indicare quale sarà l'esatta procedura di verifica dei requisiti.

Vi sono infatti molti lavoratori che presentano una storia contributiva al limite dei requisiti e che rischiano di restare esclusi qualora vi fosse un'interpretazione eccessivamente restrittiva.

Lavoratori precoci, l'attesa per i criteri sull'uscita con 41 anni

I lavoratori precoci sono in attesa di conoscere quale sarà l'esatta interpretazione delle regole previste in legge di bilancio.

Al momento si è certi della necessità di aver accumulato almeno 41 anni di versamenti e contestualmente di poter vantare almeno 12 mesi di contribuzione prima del 19mo anno di età. Anche in questo caso vi è l'incognita del metodo di verifica dei parametri, come i sei anni continuativi di attività prima della domanda per chi ha svolto lavori gravosi.

Tutte le misure saranno infine vincolate ad un monitoraggio delle risorse stanziate anno per anno, con l'Inps che redigerà una graduatoria sulla base di specifici criteri di merito.

Per Rita si attende la circolare ministeriale

Infine, in merito alla rendita integrativa temporanea anticipata (RITA) dei fondi pensione, l'iter di verifica prevede che il lavoratore ottenga la certificazione dei requisiti di accesso all'APE volontaria. In questo caso si tratta di aver maturato almeno 63 anni di età e 20 di contributi, oltre ad un importo del futuro assegno non inferiore ad 1,4 volte il minimo (circa 700 €). Per poterne fruire basterà quindi farsi certificare dall'Inps i requisiti utili, fermo restando che l'Istituto si dice pronto ad avviare le pratiche non appena avrà ricevuto una circolare ministeriale di conferma sulla procedura da seguire.

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