Torna a parlare il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. Dopo l’ennesimo incontro tra Governo e parti sociali di ieri 4 maggio, nessuna novità è uscita in materia decreti attuativi per Ape sociale, volontario e Quota 41. Sono queste le misure introdotte dalla Legge di Bilancio e sulle quali c’è molta attesa proprio per i decreti attuativi che non sono ancora pronti. Le misure non possono partire in assenza di questi atti e Damiano ribadisce i pericoli nel ritardare ancora l’avvio delle misure.

Anche la Fase 2 verrebbe compromessa

Anche se nell’incontro di ieri si è approfondito il discorso su Ape e quota 41, l’argomento centrale del summit doveva essere l’inizio della seconda fase di riforma previdenziale. Per Damiano, non si può pensare di avviare la seconda fase senza completare la prima. Per questo, ogni giorno di ritardo nell’emanazione dei decreti, compromette il regolare iter della cosiddetta fase 2. E’ vero che oggi, l’attenzione massima dell’opinione pubblica è tutta sull’avvio delle novità previdenziali che servono ai lavoratori nell’immediato, ma è altrettanto importante il discorso della pensione di garanzia per i giovani o dell’ampliamento delle uscite anticipate per i lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose, cioè gli argomenti centrali della fase 2.

I correttivi imposti dal Consiglio di Stato

Sulla stessa linea dei sindacati, cioè in uno stato di grande preoccupazione, Damiano si trova in perfetta sintonia con gli appunti mossi dal Consiglio di stato che ha valutato l’unico decreto attuativo che è stato firmato da Gentiloni, quello sull’Ape sociale. Il 1° maggio è la data di partenza prevista per tutte le novità previdenziali inserite nel pacchetto Pensioni della Legge di Bilancio.

La data, secondo Damiano è tassativa e quindi ben venga la richiesta dei Giudici di applicare la retroattività all’Ape sociale. In pratica, le eventuali pensioni richieste ed ammesse, devono partire dal 1° maggio, anche se le domande, per via dei ritardi accumulati dai decreti, partiranno più avanti nel tempo. Damiano è d’accordo anche con il superamento dei vincoli che tagliano fuori i disoccupati che non hanno potuto percepire la Naspi, dai fruitori dell’Ape sociale e probabilmente anche di quota 41, nonché le modalità di applicazione delle norme ai lavoratori agricoli che non percepiscono la Naspi, ma la disoccupazione agricola.

Occhio anche alla deroga Fornero

Damiano, nel suo discorso ammette anche che correggere i punti delicati del meccanismo di applicazione delle norme, per cancellare anomalie come quella dei non aventi diritto alla Naspi, non è facile. Infatti, servirebbe una modifica legislativa alla Legge di Stabilità, cosa complicata da fare, a meno che non si inserisca un emendamento in questo senso, nel decreto che contiene la manovra Bis voluta da Bruxelles e che è in lavorazione in Parlamento. Infine, Damiano torna a sponsorizzare il Disegno di Legge che lo vede tra i firmatari insieme alla Onorevole Gnecchi e che riguarda l’ampliamento della deroga Fornero. In pratica, Damiano chiede che vengano corrette le circolari dell’Inps che interpretano in modo non equo e forse, illegittimamente, i contenuti della Legge Fornero per quanto riguarda il salvacondotto.

Una misura che consentirebbe a chi è nato nel 1952, di lasciare il lavoro a 64 anni con 35 di contributi versati prima del 31 dicembre 2012. I paletti dell’Inps che andrebbero eliminati sono quelli relativi alla continuità lavorativa al 28 dicembre 2011. Infatti, la deroga Fornero, inizialmente veniva negata a coloro che alla data di fine 2011, avevano perduto il lavoro per qualsiasi motivo. Il correttivo inserito nelle ultime manovre finanziarie, ha modificato questo vincolo, ma l’Inps, in una circolare ha stabilito che i contributi figurativi non valgono per chi non aveva lavoro al 28 dicembre 2011, mentre sono utili per chi era in continuità di impiego.