Ormai sembra una telenovela, perché da troppo tempo se ne parla e la vicenda non è ancora finita. Parliamo dei decreti attuativi di Ape sociale e Quota 41 che ancora non sono stati pubblicati, nonostante le misure siano a tutti gli effetti in vigore. Senza decreti non si potranno presentare domande perché il passaggio in Gazzetta è necessario per l’Inps per impostare la macchina operativa. Se per Ape sociale e quota 41, dal Governo fanno sapere che presto tutto sarà completato, per l’Ape volontaria, con il decreto fermo alla bozza, i tempi saranno necessariamente più lunghi.

Eppure, i decreti di tutte le misure, essendo previsti dall’ultima Legge di bilancio, sarebbero dovuti uscire a febbraio, cioè entro 60 giorni dall’entrata in vigore della manovra finanziaria. Il considerevole ritardo riduce drasticamente il tempo utile per presentare le istanze certificative del diritto, quella specie di prenotazione dell’Ape che è il primo step per la nuova misura. La scadenza resta quella del 15 luglio, cioè meno di un mese. Ecco ad oggi come funzioneranno le misure, in modo tale da essere pronti a presentare istanza non appena l’Inps avvierà la macchina operativa.

Ape sociale

La versione agevolata di Anticipo Pensionistico sarà appannaggio di soggetti che per motivi diversi, possono essere considerati disagiati, cioè meritevoli di particolare tutela.

SI parte con i disoccupati che da 3 mesi hanno terminato di percepire la Naspi o qualche altro ammortizzatore sociale per la perdita di lavoro. Per quest’ultima, va ricordato che deve provenire dal licenziamento, cioè non potranno beneficiare dell’Ape sociale i soggetti che si sono dimessi (perché non beneficiano della Naspi) e nemmeno quelli che hanno perduto il proprio lavoro per scadenza del contratto.

Inoltre, tagliati fuori quelli che non avevano i requisiti per accedere alla Naspi. L’Ape sociale è destinata anche a soggetti invalidi o che hanno parenti di primo grado (coniuge, figli o genitori) invalidi, in entrambi i casi con percentuale minima di invalidità pari al 75%. Infine, anticipo agevolato anche per 11 tipologie di lavori considerati come gravosi e svolti in almeno 6 degli ultimi 7 anni prima della presentazione dell’istanza.

In definitiva, tutti questi soggetti, una volta raggiunti i 63 anni di età, insieme a 30 anni di contributi versati, per disoccupati e invalidi, o 36 per i lavori gravosi, centrando tutti i relativi requisiti, che come visto, sono diversi a seconda delle categorie, possono accedere alla pensione in anticipo, completamente a carico dello Stato.

Precoci

Tutte le categorie di soggetti disagiati ai quali si rivolge l’Ape sociale, possono rientrare anche nella quota 41, senza limiti anagrafici. Dei 41 anni di contributi versati però, almeno uno deve essere stato completato, anche non consecutivamente, prima dei 19 anni di età. Come per l’Ape sociale, anche per quota 41, dalle notizie che trapelano dai decreti, dovrebbero essere validi anche i contributi figurativi.

Entro il 15 luglio vanno presentate le domande di certificazione del diritto, cioè le istanze all’Inps che deve ratificare come il richiedente abbia diritto ad una delle due misure. Le istanze dovrebbero essere telematiche e dovrebbero presentare una serie di documenti da allegare, per i quali, la pubblicazione dei decreti in Gazzetta e la relativa circolare Inps, dovrebbero fare chiarezza. In linea di massima, oltre al documento di riconoscimento, probabile che serva una autocertificazione dei titoli posseduti in relazione ai requisiti richiesti per ciascuna categoria e per ciascuna delle due misure. La conferma dell’imminente pubblicazione dei decreti da parte del Consigliere del Governo, Leonardi ed il fatto che dall’Inps comunicano che la circolare attuativa sia pronta, lascia presupporre che le anticipazioni sui decreti e su come funzioneranno le domande, no dovrebbe discostarsi da quanto viene da più parti sottolineato.