Continua a tenere banco in maniera insistente l'argomento della riforma Pensioni 2017 e dei nuovi provvedimenti portati avanti in quest'ultimo periodo dal Governo. Oltre a dichiarare che l'aspettativa di vita andrebbe abrogata, Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, avrebbe rimesso al centro dell'attenzione la cosiddetta Fase 2. Stando alle sue parole, la richiesta di avvio della Fase 2 fatta dai sindacati a Gentiloni e a Poletti sarebbe giusta, anche perché l'Ape Social sta decollando, così come la Quota 41 per i lavoratori precoci.

Se le richieste dovessero essere superiori bisognerà stanziare ulteriori risorse per evitare che parte dei lavoratori rimangano esclusi dall'anticipo pensionistico.

Riforma pensioni: le dichiarazioni di Cesare Damiano

Infatti, al momento sembra proprio che metà delle domande pervenute per Ape e Quota 41 non possano trovare accoglimento proprio per mancanza di risorse. Cesare Damiano ha poi posto l'attenzione sull'Ape volontario che, invece, resta ancora al palo, dicendo anche che l'ipotesi di un nuovo innalzamento dell'età pensionabile che passerebbe a 67 anni nel 2019 va assolutamente scongiurata.

Ma non solo, perché Damiano ha poi parlato della cosiddetta pensione contributiva di garanzia, presente proprio nella Fase 2.

Si tratta di una proposta che mira a garantire alle giovani generazioni una pensione quantomeno dignitosa grazie all'eventuale integrazione che corrisponde all'attuale assegno sociale. Ha definito un vero e proprio meccanismo infernale quello riguardante i giovani e i loro assegni calcolati col metodo contributivo. Per questi lavoratori, infatti, Damiano ha sottolineato come la prima uscita è a 63 anni con almeno 20 anni di contribuzione, ma che per usufruire di tale formula, l'assegno deve corrispondere a 2,8 volte l'assegno sociale (1.300 euro circa). Una cifra che, oggettivamente, è davvero complicata da raggiungere per molti giovani che più che mai entrano nel mondo del lavoro tardi e restano per tantissimo tempo precari.

La seconda uscita, invece, arriverebbe all'età di vecchiaia che attualmente vige nel paese (circa 68 anni), e in quel caso bisognerebbe avere almeno un assegno uguale a 1,5 volte quello sociale (670 euro circa). Damiano ha ribadito, infine, come sarebbe necessario abbassare il primo limite ed eliminare il secondo per le giovani generazioni.

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