Si avvicina il momento della tanto attesa sentenza della Corte Costituzionale sul rimborso delle Pensioni a seguito del blocco delle perequazioni del 2011 e del successivo decreto Poletti del luglio 2015 sul riconoscimento parziale degli arretrati.
La data dell’udienza dinanzi ai supremi giudici è stata infatti fissata al 24 ottobre 2017 e ci sono fondate speranze per un accoglimento, almeno parziale, del quesito di costituzionalità del provvedimento del Ministero del Lavoro con conseguente disposizione di rimborso degli arretrati e rivalutazione delle pensioni per tutti gli aventi diritto.
Arretrati e rivalutazioni: la data della sentenza sul rimborso pensioni
Come è noto, con il decreto Salva Italia del 2011, il governo Monti bloccò la rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo erogato dall’Inps (circa 1.450 euro) che, quindi, non sono state rivalutate negli anni 2012 e 2013. Questa norma è stata già ritenuta incostituzionale da una sentenza della Consulta del maggio 2015, a seguito della quale fu emanato il decreto Poletti che sarà oggetto dell’udienza del prossimo 24 ottobre.
Una sentenza favorevole ai pensionati appare probabile, vieto che l’ipotesi di incostituzionalità del decreto del 2015 si fonda sul fatto che ha vanificato la precedente sentenza della Corte Costituzionale, disponendo un rimborso solo parziale per alcuni pensionati (quelli che percepiscono un trattamento compreso tra le 3 e le 6 volte il minimo) e nullo per altri (i pensionati con un assegno superiore a 6 volte il minimo); si è riproposto, in sostanza, lo stesso blocco bocciato dalla Consulta.
Da non sottovalutare il fatto che la relazione sulla sentenza relativa al decreto Poletti è stata affidata allo stesso magistrato che ha giudicato incostituzionale il decreto Monti del 2011.
Importo del rimborso pensioni: da 3.500 a 13.000 euro
Nel caso in cui si realizzino le attese dei pensionati per una sentenza ad essi favorevole, si calcola che i rimborsi dovuti vadano da un minimo di 3.500 euro, per chi percepisce una pensione pari a 3 volte il minimo, fino a circa 13.000 euro, per le pensioni superiori a 6 volte il minimo.
Il calcolo è stato effettuato tenendo conto che il blocco delle rivalutazioni ha avuto un ‘effetto trascinamento’ anche negli anni successivi alla mancata rivalutazione.
In conclusione, ricordiamo che è ancora possibile fare richiesta del rimborso attraverso i patronati e, soprattutto, bloccare la prescrizione. Trascorsi cinque anni, infatti, ogni diritto viene a decadere ed inviando la richiesta degli arretrati a giugno 2017, si mantiene comunque il diritto al rimborso a partire dal mese di luglio 2012.