In base all'aspettativa di vita, il governo sta seriamente vagliando la possibilità di allungare la carriera lavorativa dei lavoratori ed innalzare così l'età pensionabile. Se quanto allo studio del nostro esecutivo in materia d'innalzamento dell'età pensionabile andrà in porto, si stima che dal 2019, i lavoratori potranno fare richiesta di collocamento a riposo una volta compiuti i 67 anni d'età.

Vediamo cosa prevede il provvedimento

Una più lunga e migliore aspettativa di vita, hanno prodotto nel nostro esecutivo, una logica consequenzialità legata a queste due realtà: se i lavoratori vivono più a lungo ed in condizioni di vita migliori rispetto a qualche decennio fa, allora è giusto che la loro carriera lavorativa subisca un allungamento.

Una fredda logica legata semplicemente all'età dell'essere umano, ma non sicuramente legata alla sua intera essenza, che non è costituita certo di solo lavoro e continui sacrifici.

Brutte notizie dunque, per quei lavoratori in bilico tra il loro attuale lavoro e la pensione, che corrono il serio rischio di vedersi allungata la loro carriera lavorativa, se non riusciranno a raggiungere il tanto sospirato collocamento a riposo entro il 2019. L'età minima pensionabile a partire proprio dal 2019, passerà dagli attuali 65 anni e 7 mesi ai 67 anni come previsto dal provvedimento al vaglio dell'esecutivo.

Saranno possibili delle modifiche?

E' possibile. Del resto il decreto, essendo ancora sotto esame degli addetti ai lavori, potrebbe riservare sorprese, sia per quanto riguarda l'età di pensionamento, che potrebbe nel migliore dei casi restare invariata e nel peggiore essere aumentata anche andando a superare i 67 anni, sia per quanto riguarda le modalità di accesso, alle quali potrebbero essere legate eventuali disposizioni di priorità e/o diritti.

E' scontro tra Governo e Sindacati

La decisione del governo di innalzare l'età pensionabile, non è piaciuta affatto alle maggiori Associazioni Sindacali, Cgil-Cisl-Uil, che durante un tavolo d'incontro con l'esecutivo tenutosi il 30 giugno 2017, hanno espresso il loro disappunto accusando in primis il Ministero dell'Economia e delle Finanze guidato da Pier Carlo Padoan e poi tutto l'esecutivo, di non essersi attenuti ai patti raggiunti nel precedente tavolo di confronto.

Secondo quanto dichiarato dai Sindacati, il governo avrebbe loro garantito che nella riforma delle Pensioni non sarebbe subentrato il fattore dell'aspettativa di vita, ma che sarebbero stati presi in considerazione elementi suggeriti dall'Unione Europea, che da tempo insiste su una politica di tassazione delle rendite, che permetterebbe allo Stato di beneficiare di grossi introiti e dagli stessi Sindacati, impegnati a far ripristinare gli scatti d'anzianità sulle pensioni già in essere.