Continua incessantemente a tenere banco la questione della riforma previdenziale, che si intreccia con le manovre relative alle politiche sul lavoro e per i giovani. Il prossimo 27 luglio, il Ministro Poletti ha convocato di nuovo i sindacati. Si tratterà dell’ennesimo incontro sul tema lavoro e pensioni, che probabilmente chiuderà il cerchio sui provvedimenti in via di sviluppo prima della imminente pausa estiva. Argomento centrale sempre la fase 2, con la pensione di garanzia e le politiche sul lavoro, argomenti caldi e che interessano molto i giovani.
Non potranno essere lasciati fuori dalla discussione, gli interventi richiesti dai sindacati, ma anche da lavoratori e gruppi politici, su Ape e quota 41, con la necessità di ritoccare le misure per estendere il perimetro di applicazione delle stesse.
Ampliamento di platea
Come riporta il quotidiano “Il Sole24Ore” nella sua edizione digitale di ieri 20 luglio, giovedì 27 si torna al tavolo della trattativa in materia previdenziale e lavorativa. Il ragionamento verterà sui correttivi alle misure di Ape sociale e quota 41, misure indirizzate a soggetti disagiati come i disoccupati, gli invalidi, i caregivers e gli impiegati in attività logoranti. In pratica, a misure già avviate, il quotidiano parla di tagliando per le stesse, perché c’è già necessità di correggere.
Infatti, sono numerose le domande e le segnalazioni pervenute all’Inps, con soggetti esclusi dalle misure per via dei pesanti ed a volte assurdi paletti inseriti nella normativa che accompagna le misure. A questo da aggiungere la pochezza delle risorse disponibili che rischiano di lasciare senza le pensioni spettanti, molti degli aventi diritto sia per Ape che per quota 41.
Potrebbero venire allargate le platee di beneficiari delle due forme di pensione anticipata. In primo luogo, ai disoccupati che non avevano i requisiti per la Naspi e che quindi, non possono centrare il requisito dei 3 mesi dalla scadenza dell’ultimo assegno di disoccupazione Inps percepito. Sempre tra i disoccupati, esiste il problema di esclusione per coloro che hanno perduto il lavoro senza essere stati licenziati o senza dimissioni per giusta causa.
In pratica, coloro che hanno perduto il lavoro per naturale scadenza del contratto, non potrebbero rientrare nell’Ape o in quota 41.
Sconti nei requisiti
Il tutto parte dalla ferma volontà di rendere strutturale le misure, perché va ricordato come l’Ape sociale sia una misura sperimentale, che scadrà a fine 2018. Il successo della misura con l’alto numero di domande pervenute all’Inps, lasciano ben sperare per la trasformazione strutturale della misura. Idee concrete sono anche quelle che parlano di sconti da offrire a determinate categorie di lavoratori, in termini di requisiti da centrare. Per le donne per esempio, si valuta lo sconto di 3 anni rispetto ai contributi richiesti oggi, per agevolare quelle che spesso, sacrificano la carriera lavorativa per dedicarsi alle cure della famiglia.
Anche per i lavori gravosi come gli edili o le maestre di asilo, tanto per citare alcune tra le 11 categorie considerate tali dall’ultima Legge di Bilancio, si valutano sconti in termini di contributi da raggiungere (oggi ne servono 36 per l’Ape sociale o 41 per i precoci). Tutti sconti e riduzioni che serviranno come bonus a detonare il paventato aumento dei requisiti dovuto all’innalzamento dell’aspettativa di vita, argomento caldo anche questo. La conferma che la necessità di spostare in avanti l’età o i contributi utili alle pensioni, sia necessaria per i conti dell’Inps è stata data dal Presidente dell’Istituto in persona, Tito Boeri. Per questo, escludendo la possibilità di annullare gli aumenti, si cercano soluzioni tampone per le categorie più fragili.