La Corte di Cassazione con la sentenza 22925, depositata nella giornata di ieri, innova, in maniera sostanziale, la giurisprudenza relativa ai permessi lavorativi da legge 104. Infatti, per la prima volta in termini estremamente precisi, la Corte ha stabilito che il lavoratore che deve assistere un familiare affetto da handicap grave continua a godere del diritto ai tre giorni al mese di permesso, in base all'articolo 33, comma 3, della legge 104/92, anche se, nel frattempo, il rapporto di lavoro è mutato passando da full time a part time.
Secondo il Supremo Collegio, infatti, la riduzione dell'orario di lavoro, soprattutto se intervenuta in un rapporto lavorativo inizialmente a tempo pieno, non può pregiudicare la fruizione del diritto stabilito dalla legge 104/92.
Le motivazioni costituzionali della Cassazione
Esplicitando le motivazioni di una decisione rivoluzionaria la Cassazione ha operato un richiamo diretto alla Carta Costituzionale. Infatti, per Il Giudice di legittimità i tre giorni di permesso retribuito costituiscono uno strumento di politica sociale il cui fondamento giuridico è da ricercare nell'articolo 32 della Costituzione. Questo è il quadro giuridico entro il quale è necessario, a parere dei giudici, verificare se la riduzione dell'orario di lavoro, con il passaggio al part time comporti una rimodulazione dei permessi ex legge 104.
Gli aspetti anti - discriminatori della norma
La Corte ha messo in evidenza anche come una variazione nella possibilità di usufruire dei tre giorni di permesso presenterebbe degli aspetti di discriminazione, espressamente vietati dall'articolo 4, comma 2, del Dlgs 25 febbraio 2000 n°61, tra lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale.
Il richiamo a tale norma permette alla Cassazione, inoltrel di effettuare una distinzione tra istituti giuridici con connotazione patrimoniale e non. Per i primi il ridimensionamento dei tre giorni è lecito, mentre per gli istituti, come la legge 104, a carattere non patrimoniale opera il divieto di discriminazione descritto sopra.
Nello stesso tempo, la Corte ha cercato di contemperare le varie esigenze, comprese quelle dei datori di lavoro. Di conseguenza, per evitare che la fruizione di tali permessi si traduca in un sacrificio irragionevole per i datori di lavoro, la Corte afferma che la riduzione del permesso non opera se il part time presenta un'articolazione oraria superiore al 50%. Mentre in caso contrario è permessa.