Nuovo tavolo tecnico messo in calendario lunedì 13 novembre con conseguente incontro politico tra sindacati e Premier Gentiloni in persona. Come appare evidente, il lavoro di correzione del sistema previdenziale continua incessante e con numerose novità. Il Governo ha presentato una proposta ai sindacati, decidendo di aprire a qualche correttivo che gli stessi sindacati avevano chiesto nell’ultimo incontro. È soprattutto sull’aspettativa di vita che verte la discussione e proprio su questo argomento che il Governo appare disposto a modificare, seppur di poco la sua posizione.

L’accordo con le parti sociali, però, sembra ancora difficile da trovare, anche perché proprio i sindacati hanno già mosso diversi appunti sulla nuova proposta confermata da Palazzo Chigi a margine dell’ultimo summit.

L’unica cosa certa è l’aumento dell’età pensionabile

Discussione, proposte e problematiche da affrontare non intaccano l’unica certezza che oggi appare all’orizzonte del sistema previdenziale nostrano. Dal 2019 l’età pensionabile sale per quasi tutti, uomini e donne a 67 anni di età. Si tratta della soglia anagrafica di accesso alla pensione di vecchiaia che, fino al 31 dicembre 2018, si centrerà a 66 anni e 7 mesi sempre con almeno 20 anni di contributi. Nessun accenno alla pensione di anzianità, che dall’avvento della Legge Fornero è stata ribattezzata pensione anticipata.

Fino a fine 2018 le donne andrebbero in pensione con 41 anni e 10 mesi di contribuzione versata e gli uomini con 42 anni e 10 mesi. Seguendo lo stesso percorso relativo all’adeguamento dell’età alla stima di vita, anche per questo istituto si andrebbe più su di 5 mesi, con l’anzianità da centrare due mesi dopo i 43 anni di versamenti.

I conti pubblici e la sostenibilità del sistema non possono non prevedere questo innalzamento in termini di requisiti, almeno non per l’intero universo dei lavoratori.

Proposta dell’Esecutivo

Le categorie dei lavori gravosi passano da 11 a 15, ed alle maestre di asilo o ai camionisti, due tra le più comuni attività logoranti beneficiarie di quota 41 o Ape sociale, si aggiungono i marittimi, gli agricoli, operai del settore siderurgico e gli stampatori a caldo.

Cosa c'entrano le attività gravose con l’aspettativa di vita e la pensione a 67 anni? La proposta è di congelare l’aumento dell’età di accesso alla quiescenza proprio per queste quindici attività, le 11 della scorsa Legge di Bilancio e le 4 di nuova concezione. Su questo argomento poi, l’Esecutivo starebbe valutando l’idea di creare una commissione scientifica che riesca a valutare se altre attività lavorative siano da considerare alla stregua di questi lavori gravosi. Come riportano il Sole24Ore o il quotidiano “La Stampa” un nuovo meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita sarebbe al centro della proposta dell’Esecutivo. Viene recepita la posizione dei sindacati che chiedevano correttivi in questo senso, a partire dal prevedere esiti diversi all’aumento in caso si ripetesse la situazione del 2015, cioè con una aspettativa di vita in diminuzione e non come al solito in aumento.

La modifica sarebbe a partire dal 2021, con l’adeguamento ai risultati Istat con media biennale e non più triennale e soprattutto, in confronto con il precedente biennio e non alla media totale.

I sindacati insoddisfatti

Le novità prodotte dal Governo per le parti sociali appaiono ancora una volta insufficienti perché quanto presente nella proposta di Palazzo Chigi, anche se segue l’idea dei sindacati, non è la soluzione da loro auspicata. La proposta infatti prevede di congelare l’aumento dei requisiti di accesso nel caso in cui, per esempio, la stima di vita del biennio 2020-2021 risultasse in calo rispetto a quella del prossimo biennio. Per i sindacati invece, in caso di calo della vita media degli italiani, i requisiti previdenziali dovrebbe ridursi e non restare fermi.

La Legge di Bilancio con tutti i suoi punti, compresi questi previdenziali è stata oggetto delle audizioni in Commissione Bilancio sia al Senato che alla Camera. Il punto di vista di Bankitalia e Corte dei Conti resta sempre lo stesso, cioè non considerare minimamente alcun passo indietro per quanto riguarda l’aumento dell’età pensionabile, nemmeno in proiezione futura. Ecco perché nonostante il pressing dei sindacati, prevedere abbassamenti dell’età pensionabile non sarà mai possibile. Questo insieme ad un allargamento più massiccio dei salvaguardati, ben oltre le 15 categorie prima citate, sono fattori che secondo le parti sociali, sono necessari per un accordo che altrimenti è impossibile da trovare.