Correggere l’aumento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita, sia come meccanismo che come soggetti a cui evitarla, è l’argomento centrale della discussione previdenziale di questi giorni. Un argomento che sarà oggetto anche del summit tra sindacati ed Esecutivo che è stato messo in agenda per lunedì prossimo, 13 novembre. Oltre al classico tavolo tecnico, in calendario anche un incontro politico per lo stesso giorno e subito dopo il summit, con i sindacati di nuovo in audizione dal premier Gentiloni. Il Governo ha già manifestato l’apertura ai correttivi ma a condizioni che i sindacati hanno già detto di non accettare.

Intanto nelle audizioni della manovra finanziaria in Commissione Bilancio delle due aule parlamentari, Bankitalia e Corte dei Conti hanno confermato la contrarietà a qualsiasi intervento correttivo sull’aumento dell’età pensionabile prevista e che i cittadini cominceranno ad avvertire dal 2019. Sulla stessa linea l’Inps, con il Presidente Boeri che è tornato sull’argomento e come riporta il quotidiano “Il Tempo” di Roma, con tanto di spiegazione tecnica.

La posizione dell’Inps

Chi ha buona memoria ricorda sicuramente che il presidente dell’Inps qualche anno fa, quando si parlava di riforma Pensioni o contro-riforma Fornero presentò una sua particolare proposta pubblicata addirittura sul sito ufficiale dell’Istituto di Previdenza Sociale Italiana.

Una proposta che si affiancava al DDL 857 di Damiano e che parlava di pensione contributiva, flessibilità a partire dai 62 anni e penalizzazioni di assegno, ma anche di turnover lavorativo, con le nuove generazioni di lavoratori che avrebbero beneficiato del fatto che alle vecchie, venisse concessa la possibilità di andare in pensione prima a propria scelta.

Ne beneficiava l’occupazione e questo è un pensiero magari poco tecnico, ma abbastanza diffuso nella popolazione che crede che agevolare l’uscita dal mondo del lavoro per i soggetti più anziani produrrebbe occupazione per i giovani, la stessa occupazione che oggi continua a mancare. Oggi però anche per l’Inps aumentare l’età pensionabile, come prevede l’adeguamento dei requisiti di accesso alle pensioni per l’aumento della stima di vita, appare necessario ed insindacabile.

Sarà che si sono fatti altri calcoli, che la sostenibilità del sistema è messa in pericolo anche solo se si lasciano in vigore le soglie di accesso odierne, ma fatto sta che agli occhi di tutti appare una retromarcia.

Le parole del presidente e l’occupazione

La conferma come dicevamo viene dalle ultime dichiarazioni di Boeri, il numero uno dell’Istituto di Previdenza. Le parole del presidente sono successive all’apertura del Governo ad allargare ad altre 4 categorie di lavoratori i benefici del congelamento dell’età pensionabile per i lavori gravosi e dopo la proposta dell’Esecutivo che cambierebbe il meccanismo dell’aspettativa di vita che diventerebbe a calcolo biennale e soprattutto in riferimento al biennio precedente.

Boeri che auspicherebbe, in questo senso, la nascita di una Commissione Scientifica di esperti che valuterebbe quali e quante categorie devono essere considerate più a rischio logoramento, ha dichiarato che qualsiasi passo indietro in tema di adeguamento dell’età pensionabile metterebbe a repentaglio la sostenibilità del sistema. Inoltre, non aumentare le soglie di accesso, provocherebbe un aumento del carico contributivo, ma anche fiscale sui lavoratori e penalizzerebbe quindi i giovani e l’occupazione. Secondo Boeri, infine, occorrerebbe ridistribuire la ricchezza in relazione alle pensioni, da quelle più alte a quelle più basse, perché la vita media dei pensionati, secondo lui sarebbe più elevata per i pensionati più ricchi rispetto a quelli più poveri.