Una pensione ogni quattro erogate dall’Inps presenterebbe importi sbagliati e soprattutto, a discapito dei pensionati che quindi percepiscono meno di quanto spetterebbe loro. Per questi poveri malcapitati però esisterebbe la possibilità di sanare la situazione che tradotto vorrebbe dire farsi ripristinare la pensione con i giusti importi e soprattutto farsi rimborsare quanto perduto negli anni. Quella che rappresenta una autentica patata bollente per l’Inps, che sarebbe tenuta a cacciare molti soldi indietro è oggetto di una campagna della Spi-Cgil che per esempio, in Toscana, nel 2017 ha fatto recuperare a diversi pensionati circa un milione di euro.
Il quotidiano il Tirreno di ieri 11 dicembre riporta al centro dell’attenzione la problematica con un articolo che spiega nel dettaglio come fare e che sprona altri pensionati a controllare la correttezza della pensione percepita. Un problema che secondo il quotidiano riguarderebbe ancora altri 200mila pensionati toscani. Un numero elevato che se allargato a tutto lo stivale riguarderebbe milioni di persone.
Il modello ObisM
L’Inps funge a tutti gli effetti da datore di lavoro del pensionato, sia ai fini fiscali, operando da sostituto di imposta e sia come soggetto erogatore della pensione. Anche per i pensionati, come per tutti i lavoratori dipendenti esiste una busta paga, cioè il modello ObisM.
Su questo modello di norma vengono riportate tutte le voci attive e passive della pensione percepita proprio come succede con uno stipendio nelle buste paga. Con il passaggio sempre più marcato alla tecnologia ed al servizio digitale, l’Inps non invia più a casa dei pensionati questo modello ma lo rende disponibile solo on line.
Un problema questo che va in parallelo con quello delle Pensioni errate perché non permette ai pensionati di verificare per bene di cosa sia composta la propria pensione. Solo pensionati dotati di apparati tecnologici come un Pc possono accedere al loro modello ObisM, naturalmente munendosi di credenziali di accesso, password e Pin per i servizi digitali dell’Istituto.
In alternativa possibile delegare Caf, Patronati ed altri operatori autorizzati a scaricarlo per loro conto. Ecco perché come riporta il quotidiano, il controllo di queste anomalie che riguardano oltre il 30% dei pensionati italiani è fattibile solo telematicamente.
Cosa bisogna fare
Il controllo non scatta automaticamente perché l’Inps non è tenuta ad effettuarli se non dopo specifica richiesta da parte del pensionato. In pratica deve essere il percettore della pensione a chiedere all’Inps un ricalcolo del proprio assegno per vedersi erogare l’importo spettante per davvero. Gli importi che spesso mancano ai pensionati sono i trattamenti minimi, le maggiorazioni sociali ma anche gli assegni per il nucleo familiare o la quattordicesima.
Tutti importi aggiuntivi della pensione che sono collegati alle situazioni reddituali del nucleo familiare del pensionato che come sempre, sono suscettibili di variazioni. Immaginiamo il soggetto che non ha il coniuge a carico un anno e che il successivo, causa perdita di lavoro del congiunto, potrebbe beneficiare dell’assegno perché a carico. Una situazione che si è incentivata quest’anno per via dell’estensione del perimetro di erogazione delle quattordicesime. Necessario quindi verificare gli importi esatti presenti sul modello ObisM e poi, nel caso si notino mancanza, presentare istanza all’Inps che provvederà ad effettuare gli accertamenti del caso e nel caso ad adeguare gli assegni futuri alle cifre esatte.
Nel ricalcolo il pensionato maturerebbe un diritto agli arretrati se la situazione reddituale e le prestazioni aggiuntive mancanti riguardavano anche gli anni passati. Gli arretrati dovrebbero essere erogati con il rateo di pensione successivo all’espletamento della pratica da parte dell’Inps. Al riguardo va ricordato che la possibilità di retroazione è soggetta a prescrizione, cioè si possono chiedere gli arretrati fino a 5 anni indietro a partire dalla data di invio dell’istanza.