Domani 20 dicembre l’Agenzia per la contrattazione incaricata dalla Madia per risolvere la “grana” rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici tornerà ad incontrare i sindacati. Potrebbe essere la volta buona per la classica fumata bianca, quella dell’accordo su una piattaforma di rinnovo aperta da tempo e che ha presentato innumerevoli difficoltà. Una bozza di intesa era stata sottoscritta più di un anno fa, a novembre 2016 sulla base delle ormai famose 85 euro di aumento a lavoratore. Tutto poi si è arenato sulle cifre stanziate nei vari atti finanziari del Governo, dal Def alla manovra finanziaria che in questi giorni dovrebbe essere approvata dalla Camera dei Deputati.
I soldi sono pochi per garantire a tutti quegli incassi e questo rappresenta l’ultimo di una serie di problemi che hanno portato il rinnovo a non essere ancora stato varato. Prima la riduzione dei comparti, poi il superare le regole del lavoro nelle PA imposte dall’ultimo Governo Berlusconi e dal Ministro Brunetta ed infine la vera riforma della Pubblica Amministrazione che la Madia da poco ha ultimato hanno ingessato la questione contratto. Proprio per via della riforma, in sede di contrattazione dalle cifre si è passati ad altri aspetti del contratto, come la lotta agli assenteisti tanto per citare qualche priorità da inserire nel nuovo documento. Nel frattempo le bozze del contratto continuano a fuoriuscire con sempre novità particolari che riguardano l’intero universo di quei 3 milioni e più di dipendenti pubblici che da 8 anni hanno il loro stipendio fermo.
E non ultima, ci sarebbe sempre la famosa sentenza della Consulta che tacciò di incostituzionalità il blocco della Fornero relativo proprio allo stipendio degli statali.
I fannulloni ed i loro colleghi
La lotta agli assenteisti è uno dei capisaldi della riforma impostata dal Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia. Punizioni esemplari, controlli a tappeto e adesso anche punizioni di gruppo.
Tra i disincentivi a quella antipatica pratica degli assenteisti infatti va registrata una novità dell’ultima ore riportata anche da noti quotidiani a tiratura nazionale tra cui “Il Messaggero” di Roma. Sembra che si vada valutando l’ipotesi di inserire penalità a tutto l’ufficio pubblico presso cui lavora il soggetto troppo assente.
In definitiva a rischio parte dello stipendio anche per i colleghi del lavoratore fannullone che si assenta troppo spesso, soprattutto in prossimità dei week end. L’area colpita sarebbe quella dei premi perché al dipendente che ha come collega uno degli assenteisti cronici, non verrebbe riconosciuto alcun premio. Rappresentanti dell’Ente e rappresentanti delle parti sociali creeranno una commissione ad hoc che stabilirà le punizioni e controllerà le medie di assenze globali e singole dei lavoratori imponendo contromisure e punizioni soprattutto se si rilevino tipologie di assenze come quelle che la riforma vorrebbe combattere.
Incentivi
Se le punizioni esemplari rientrano alla voce disincentivi, cioè misure volte a cercare di persuadere un soggetto a continuare nella sua pratica poco virtuosa, nella bozza di rinnovo entrano in scena anche gli incentivi.
L’ipotesi è aggiungere un bonus agli aumenti da 85 euro lordi cadauno come previsti dalla bozza di accordo. Che poi nelle tasche dei lavoratori arrivino davvero 85 euro è tutto da valutare perché sembra che le cifre disponibili siano scarse per completare l’operazione. Il bonus aggiuntivo sarebbe destinato a dipendenti con redditi più bassi. Si ipotizza di andare a valutare la componente reddituale utile a questo incentivo in maniera similare a quella del bonus Renzi da 80 euro, considerando come bassi i redditi sotto i 26.600 euro che è anche la nuova soglia per il bonus Irpef dell’ex Premier. Sempre al capitolo premi, ne nasce uno formato maxi, che prevede il 30% di extra premio ai dipendenti valutati come i più bravi. In pratica negli uffici pubblici dove i lavoratori si sono guadagnati il diritto ai premi, ai colleghi più bravi toccherebbe un premio del 30% superiore alla media dei premi spalmati tra gli altri.