"L'introduzione della Quota 41 e quota 100 per tutti è pericolosa per il futuro", lo ha dichiarato espressamente l'ex ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero, fautrice della tanto odiata riforma pensionistica che ha penalizzato gran parte degli italiani, ospite a "diMartedì" su La 7.

La stessa Fornero avrebbe ribadito la necessità di continuare con la sua riforma visto che nel 2012, anno di entrata in vigore della Legge previdenziale, ha assicurato circa 80 miliardi di euro di risparmi alle casse statali. E' questo il motivo che costringe l'ex ministro del Lavoro a schierarsi contro il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord guidata da Matteo Salvini che invece, mirano all'eliminazione della precedente legge pensionistica e all'introduzione di alcune misure volte a rendere più flessibile l'uscita dal mondo lavorativo.

Quota 100 e Quota 41 sono penalizzanti

Come spiegato da Elsa Fornero, infatti, con il meccanismo di Quota 100 e Quota 41 le future generazioni potrebbero incorrere nel rischio di vedersi le loro Pensioni inferiori rispetto le stime attuali oltre a creare seri problemi al bilancio statale. Da ricordare, che con Quota 100 i lavoratori potranno lasciare in anticipo il lavoro a partire dai 62 anni di età anagrafica accompagnati dai 38 anni di versamenti contributivi. Con Quota 41, invece, si darebbe l'opportunità ai lavoratori precoci di lasciare il lavoro dopo il raggiungimento di 41 anni di contribuzione indipendentemente dall'età anagrafica. Interventi che potrebbero comportare dei costi altissimi per le casse statali e che per questo motivo non sono stati presi in considerazione.

Cazzola in difesa della Fornero

Per la Fornero, invece, l'Ape Sociale e l'Ape volontario sarebbero interventi più utili e meno costosi che però, riguardano solo determinate categorie di lavoratori. E' intervenuto anche il deputato del Gruppo Misto Giuliano Cazzola che corre in difesa della Legge Fornero. Difatti, secondo lo Cazzola, l'abrogazione della riforma pensionistica recherebbe un danno al futuro previdenziale delle lavoratrici: "Basterebbe osservare i dati statistici.

Assumere come criterio generale quello contributivo impedirebbe alla grande maggioranza di lavoratrici con carriere discontinue di andare in quiescenza", ha spiegato. Secondo l'economista, per le lavoratrici sarebbe difficoltoso raggiungere il requisito contributivo dei 41 anni e pertanto, non potranno optare per il trattamento anticipato.