A febbraio gli arretrati e probabilmente a marzo i nuovi stipendi aggiornati dopo il rinnovo del contratto dei lavoratori statali del Comparto Difesa e Sicurezza. Dopo quasi dieci anni di blocco e dopo molte settimane di trattative, i sindacati hanno deciso di avallare la proposta di rinnovo presentata dall’Aran in rappresentanza del Governo. Un accordo firmato e sottoscritto nella notte del 26 gennaio alla presenza del Ministro Madia per la Funzione Pubblica e del Ministro della Difesa e degli Interni, cioè Pinotti e Minniti. Una fumata bianca che però stando a quanto si apprende dalle stanze del palazzo, non avrebbe avuto l’assenso dei rappresentati dei lavoratori di Aereonautica Militare e del Co.Ce.R per quanto riguarda la Marina.
Un dissenso che riguarda soprattutto le cifre messe in campo e da erogare ai lavoratori sia come arretrati che come stipendio. Ma di che cifre si parla davvero?
Aumenti di stipendio ed arretrati spettanti
SI tratta di un contratto appena partorito che presto tornerà a scadenza. L’operazione che deriva sempre dalla ormai famosa sentenza della Corte Costituzionale sul blocco della perequazione della Fornero (sentenza luglio 2015), prevede lo sblocco dal 1° gennaio 2016 per un contratto a validità triennale, cioè fino a fine dicembre 2018. Per i periodi antecedenti la data in cui i lavoratori si troveranno per davvero gli aumenti derivanti dal nuovo contratto ci sono da erogare gli arretrati. L’aumento di stipendio non sarà uguale per tutti ma differenziato in base al Corpo presso cui si fa servizio ed al grado.
Con i primi dati fuoriusciti a margine dell’intesa sottoscritta qualche giorno fa e ribaditi dal sottosegretario Rughetti a Repubblica, sono state elencate le cifre di aumento per ogni singola area del Comparto Sicurezza, con una platea di soggetti interessati di circa 450mila lavoratori. Arretrati intorno ai 550 euro a lavoratore ed aumenti superiori alle 85 euro previste dalla prima bozza di accordo di fine 2016.
Si va dai 125 euro di aumento a testa nell’esercito ai 136 euro per la Guardia di Finanza. Si tratta però di cifre lorde, alle quali vanno detratte le tasse per aumenti medi da 50 euro al mese circa per lavoratore. Cifre distanti da quanto chiedevano i sindacati e che probabilmente hanno portato alla mancata firma all’unanimità del contratto.
Importi netti
Le cifre nette e reali che arriveranno nelle prossime buste paga vanno ridotte di un buon 50%. Stando alle reali cifre, sempre lorde, per la Polizia di Stato si percepiranno aumenti per il 2016 di euro 10,58 al mese, mentre per il 2017 32,02 euro. Per l’aumento invece ci si assesta su 102,26 euro al mese. In sostanza meno di 300 euro di arretrati e poco più di 50 euro di aumento a regime. Cifre similari per i Carabinieri, cioè € 10,77 per il 2016, € 32,60 per il 2017 ed € 104,14 per l’anno in corso. Come dicevamo la Guardia di Finanza rappresenta il settore più “fortunato” con € 10,87, € 32,92 ed € 105,10 sempre per il triennio. Aereonautica Militare, Marina, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco ed Esercito invece avranno cifre variabili ed inferiori alle altre, tra i 90 ed i 98 euro di aumento lordo per il 2018 e poco meno di 10 e 31 euro per gli anni passati.
Se le cifre sono importanti, non da meno le correzioni dell’apparato normativo introdotte con il nuovo documento. Sale a 18 mesi dalla nascita di un figlio la possibilità di sfruttare il congedo parentale ordinario e si passa da 3 a 6 anni di età del figlio come tempistica per sfruttare i 45 giorni di congedo parentale retribuito. Le ore di permesso breve da fruire diventano 54 ore all’anno, ore che andranno comunque recuperate come prassi nel mese di lavoro successivo. Infine vengono aumentati gli importi per il lavoro straordinario e per la cosiddetta indennità di compensazione. Si tratta di 40 centesimi di euro in più all’ora per quanto riguarda lo straordinario e 3 euro in più per l’indennizzo di compensazione che sale da 5 euro ad 8 euro.