Circa 20 miliardi di euro per attuare il cosiddetto meccanismo di Quota 100; è quanto emerso dalle recenti dichiarazioni del Presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale Tito Boeri secondo il quale, l'intervento potrebbe richiedere ingenti costi per le casse statali rispetto ai 5 miliardi di euro ipotizzati da Lega e Movimento 5 Stelle.

Boeri chiede chiarezza su Quota 100

E' questo il motivo che induce lo stesso economista a chiedere una maggiore chiarezza sulle prossime misure in campo previdenziale che il nuovo esecutivo intende effettuare.

Come ormai tanti sanno, infatti, la tanto sbandierata quota 100 garantirebbe un'uscita flessibile a migliaia di lavoratori che hanno maturato almeno 60 anni di età anagrafica accompagnati dai 40 anni di versamenti contributivi.

Ok a Quota 100 ma a partire dai 64 anni

Cosa che potrebbe richiedere un enorme investimento. Ad intervenire è l'ex sottosegretario al ministero del Lavoro Alberto Brambilla che, invece, avrebbe proposto un sistema di flessibilità in uscita limitando il tetto massimo di spesa. L'ipotesi, infatti, si baserebbe sull'uscita anticipata a partire dai 64 anni di età anagrafica unitamente ai 36 anni di contributi effettivamente versati. Scopo principale della proposta è anche quello riguardante l'annullamento dell'adeguamento dei requisiti all'aspettativa di vita previsto dalla riforma Fornero che a partire dal 2019 aumenterebbe ulteriormente l'età anagrafica (67 anni) per il pensionamento di vecchiaia.

Tito Boeri, invece, avrebbe risposto così: "se si parla di quota 100, vuol dire che un lavoratore che ha 60 anni di cui 40 di contributi potrà andare in pensione. Se invece si vuole porre una condizione anagrafica di 64 anni, questo è diverso, ed è bene essere chiari", ha spiegato l'economista milanese chiedendo maggiore chiarezza al nuovo Governo Conte insediatosi da pochi giorni e che avrebbe già iniziato a lavorare sul taglio dei vitalizi.

Per i lavoratori precoci, ovvero, coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età, invece, occorrerebbero almeno 41 e 6 mesi di contributi effettivamente versati a prescindere dall'età anagrafica. E non manca una parentesi anche per quanto riguarda l'Ape Sociale, il reddito ponte fino ad un massimo di 1.500 euro mensili erogato a favore dei soggetti più economicamente svantaggiati. Secondo l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, infatti, eliminare la misura introdotta dal Governo Renzi potrebbe essere dannoso.