Si riaccende il dibattito e lo scontro politico sul tema della riforma Pensioni dopo che il Ministro del Lavoro e vice premier Luigi Di Maio ha fatto il punto della situazione sull’operato del suo dicastero ieri in Senato. Da parte del governo, tutto confermato per quanto riguarda gli interventi previdenziali in cantiere: Di Maio ha confermato tutto ciò che in questi giorni usciva fuori, indiscrezione dopo indiscrezione, su quota 100, quota 41, pensione di cittadinanza, taglio dei privilegi e, nello specifico, pensioni d’oro e vitalizi.

Il vice premier non si è fatto mancare nulla, anche se a dire il vero, su quasi tutto ciò che ha detto restano i dubbi e le perplessità che lo stesso Di Maio ha contribuito ad amplificare. E iniziano ad arrivare le prime critiche da parte delle opposizioni, PD in testa.

Misure previdenziali in valutazione del governo

Il taglio alle pensioni d’oro, tra i tanti punti toccati da Di Maio durante l’illustrazione in Senato, è quello che è sembrato più chiaro. Secondo Di Maio i tagli su cui lavora l’esecutivo dovrebbero riguardare le pensioni nette a partire dai 4.000 euro, che in linea di massima sono pensioni lorde da 7.000 o più euro, cioè la fascia ricca delle pensioni.

Un taglio circoscritto e meno radicale di quello che avrebbe in mente, per esempio, Tito Boeri: il presidente dell’Inps infatti farebbe partire questi tagli sempre da pensioni intorno ai 4.000 euro al mese, ma lordi. Per entrambi il meccanismo è abbastanza chiaro, ricalcolare tutti questi assegni con il sistema contributivo, anche per coloro che hanno ottenuto pensioni con i più vantaggiosi sistemi misto o retributivo. Per Di Maio il risultato di questi tagli, cioè l’introito in termini di risparmio di spesa pubblica potrebbe finanziare la pensione di cittadinanza. Le pensioni minime così passerebbero tutte a 780 euro al mese.

Per quota 41 e quota 100 invece, il vice premier è stato più vago, anche se si è capito l’indirizzo che ha preso il governo.

Quota 41 secondo Di Maio dovrebbe essere misura strumentale che consenta a chi ha 41 anni di carriera, di andare in pensione senza limiti anagrafici; nessun accenno a tempi di emanazione della misura o altro. Per quota 100 invece Di Maio ha dichiarato come il Governo sia in fase di valutazione: si stanno studiando le strategie per questa misura, che il suo collega Salvini continua a volere per la Legge di Bilancio di fine 2018. Si valutano combinazioni, questo quanto detto da Di Maio, perché non tutte le combinazioni di quota 100 sono vantaggiose per le casse Statali. Come dire, ci vogliono paletti e limiti, confermando o quasi la soglia di uscita minima dei 64 anni di cui tanto si parla.

Per il Pd si tratta solo di un "libro dei sogni di Di Maio"

La vice presidente della Camera Spadoni nel commentare la giornata di ieri ha allargato il campo su temi che Di Maio non ha toccato. Secondo la n° 2 di Montecitorio, il governo sta seriamente valutando anche l’estensione di Opzione Donna e l’ennesima salvaguardia esodati, la nona. Eliminare i pesanti squilibri del sistema, ereditati dalla riforma Fornero, sono tra le priorità dell’esecutivo Conte.

Il Pd però non ci sta e il capogruppo della Commissione Lavoro al Senato, Patriarca, senza mezzi termini ha commentato le parole del leader del leader 5s definendole il "libro dei sogni di Luigi Di Maio". Secondo Patriarca, un insieme di promesse e provvedimenti, di misure e atti che non solo sono difficili da attuare, ma sui quali esistono problemi di coperture. E Di Maio, sempre secondo Patriarca, non ha parlato di cifre, numeri e soldi, ma ha solo elencato un’altra serie di promesse.