Oggi si comincia a fare sul serio per quanto riguarda la legge di Stabilità. Partono i lavori con un primo incontro tra Lega e Movimento 5 Stelle sulla manovra finanziaria che dovrebbe portare novità previdenziali molto importanti. Quota 100 è la misura più discussa e che, probabilmente, entrerà nel nostro ordinamento con la manovra di Bilancio. Ma non c’è solo la quota 100 sul tavolo della discussione, perché ci sono novità per precoci, donne e lavoratori provenienti da crisi aziendali. Tra Movimento 5 Stelle e Lega, anche se da entrambe le parti le dichiarazioni sono distensive, ci sono alcune diatribe relative ai provvedimenti da adottare.

Quota 100 e riforma delle Pensioni da parte della Lega e reddito di cittadinanza da parte dei “grillini” sono i cavalli di battaglia su cui le parti devono trovare una quadratura, soprattutto sui paletti da inserire per rendere fattibili i provvedimenti dal punto di vista dei conti pubblici. Ed è così che quota 100 nascerà, secondo le ultime ipotesi di Salvini cioè a partire dai 62 anni di età, ma con limiti e paletti che oggi saranno discussi nel vertice.

La flessibilità in uscita

La quota 100, secondo la Lega, è la misura che deve dotare il sistema previdenziale italiano della tanto agognata flessibilità in uscita. La misura ideata fin dalla campagna elettorale sembrava essere destinata a tutti coloro che, sommando età e contributi, raggiungevano la quota 100.

In questi mesi di governo giallo-verde le ipotesi sulla misura si sono susseguite continuamente, perché una cosa è promettere, un’altra è operare con le scarse dotazioni economiche di cui dispone l’esecutivo. Sicuramente in calo l’ipotesi quota 100 con 64 anni di età come limite minimo da raggiungere per sfruttare la misura.

Anche un sostenitore di questa via, Alberto Brambilla, esperto previdenziale e Presidente del centro Studi Itinerari Previdenziali, come riportano i media di oggi, sembra aver assecondato la nuova ipotesi lanciata la settimana scorsa da Salvini nel salottino di Bruno Vespa della trasmissione “Porta a Porta”. Si va verso quota 100 a 62 anni di età con 38 di contribuiti versati.

Due anni in meno rispetto all’idea originaria che, tradotto nel linguaggio dei tecnici e degli economisti, significa maggiore spesa da sostenere per lo Stato. Ed è così che si ipotizzano i classici paletti che rendono la misura meno onerosa per le già disastrate casse dello Stato. Come riporta un articolo del sito “quotidiano.net”, la quota 100 deve nascere con un ricalcolo contributivo delle pensioni erogate. In pratica, i richiedenti la quota 100 devono sapere che la loro pensione sarà calcolata con il metodo contributivo a prescindere dalle date di versamento dei contributi previdenziali. Tradotto in termini pratici, un assegno pensionistico penalizzato tra l’8 ed il 10%. Inoltre, per raggiungere i 38 anni di contributi per chi ha 62 anni (lo stesso per chi ne deve raccogliere 37 avendo 63 anni di età e così via), si potranno utilizzare solo due anni di contribuzione figurativa, ad esclusione di quelle da gravidanza e servizio militare che saranno sempre validi.

Altre novità in cantiere

Oltre alla deroga in arrivo per gli esodati che non siano rientrati nei precedenti provvedimenti di salvaguardia, per i contribuenti potenziali beneficiari dell’Ape sociale, misura che con ogni probabilità non verrà rinnovata oltre la sua scadenza prevista per il 31 dicembre, il Governo sta studiando la creazione di fondi simili al fondo bancari. Si tratta di fondi di solidarietà utilizzati per gestire casi di esubero di personale da mandare in pensione. Aumentare di un buon 0,30% l’aliquota di finanziamento dei fondi, in capo alle aziende, permetterebbe di poter arrivare a pensionare lavoratori con 62 anni di età ma con 35 di contributi anziché 38. Sull’aumento delle aliquote sono già in calendario incontri con sindacati e associazioni dei datori di lavoro, compresa Confindustria.

Anche la questione donne e lavori di cura farà capolino nella discussione in vista di un inserimento di misure agevolate per le lavoratrici madri nella legge di Bilancio. Si ipotizza uno sconto di 8 mesi per ogni figlio avuto per le donne che possono optare per quota 100. In questo modo, una donna con tre figli partoriti, potrebbe beneficiare di un ulteriore abbuono di due anni sull’età pensionabile, centrando la pensione a 60 anni. Si lavora anche su uno sconto di 8 mesi per ogni anno di lavoro con contributi versati prima della maggiore età. Una soluzione, dunque, su misura per i cosiddetti precoci che avrebbero una corsia preferenziale per la quota 100.