Prosegue il pressing del Comitato Opzione Donna Social in merito alla battaglia storica portata avanti per riconoscere il lavoro di cura delle lavoratrici. Attraverso diversi post pubblicati nelle ultime ore all'interno della bacheca del gruppo, l'amministratrice Orietta Armiliato ha messo in evidenza tutte le contraddizioni dell'attuale sistema nei confronti del gender gap.

Armiliato (CODS) richiama i limiti della Q100 rispetto alla situazione delle donne

Riprendendo i dati diffusi dall'Inps in merito alle domande presentate dai lavoratori per l'accesso alla pensione anticipata tramite la quota 100, Armiliato ha quindi sottolineato la sproporzione tra le pratiche avanzate dagli uomini rispetto a quelle riconducibili alle donne. Nel primo caso si tratta infatti di 136.857 unità, mentre nel secondo le richieste si fermano ad appena 48.033. "Credo non sia difficile con questi numeri certificati dall'Inps dimostrare all’UE che il discrimine di genere si compie se non si abbassa la contribuzione in virtù del lavoro di cura per le donne, in modo che anche a loro sia data la possibilità di accedere a Q100" ha quindi spiegato l'amministratrice del gruppo.

Allo stesso tempo, dal Cods si ricorda che la misura è temporanea "e che non richiede ulteriori impegni finanziari giacché possiede la copertura economica necessaria". Anche per questo "la quota 100 rosa è una questione di equità". D'altra parte, la questione non appare certo una novità. Già dalle prime rilevazioni in merito alle richieste di accesso al provvedimento varato dal precedente governo era emersa una netta sproporzione tra le richieste presentate dalla platea maschile e quella femminile. A rendere difficile l'accesso alla quota 100 per molte donne sarebbe proprio il requisito contributivo, fissato a 38 anni di età. Un criterio spesso complicato da conseguire per la platea femminile, che nella pratica ha dovuto far fronte a interruzioni di carriera, precarietà e part time in virtù del lavoro di cura svolto in famiglia.

Il ricordo della battaglia portata avanti sin dall'agosto del 2018 e le rivendicazioni più recenti

A tal proposito, Armiliato ha riportato in primo piano un post pubblicato nell'agosto del 2018 e purtroppo ancora molto attuale rispetto alle rivendicazioni delle lavoratrici. All'interno si chiedeva il riconoscimento del lavoro di cura, al fine di "proseguire sulla strada dell'equiparazione di ruoli, diritti, salari e così via". Ora ovviamente l'attenzione è concentrata sulla prossima legge di bilancio 2020. "Inserire nella LdB la quota 100 rosa (62 anni di età e 36 anni di versamenti) sarebbe un primo passo nel percorso di valorizzazione del welfare gratuito che le donne italiane elargiscono. Si tratta di un lavoro riconosciuto da tutti, ma solo virtualmente.

Per farlo si può utilizzare quanto stanziato a copertura lo scorso marzo per Quota 100 e che, numeri Inps e RgS alla mano, risulta essere sovrastimato" conclude Armiliato all'interno del Comitato Opzione Donna social, chiedendo ai legislatori di intervenire sull'impianto della manovra al fine di riconoscere finalmente il lavoro di cura svolto dalle donne. Per comprendere se le richieste delle lavoratrici saranno finalmente accolte, non resta quindi che monitorare con attenzione l'evoluzione degli eventi, ed in particolare della prossima discussione parlamentare.