Il dibattito sulla previdenza pubblica e sull'età di accesso alla pensione non è una prerogativa solo italiana. Lo dimostrano le ultime notizie in arrivo dalla Germania, dove l'economia è in rallentamento e potrebbe andare a scontrarsi contro una recessione soft nelle prossime settimane. Proprio nell'occasione di una recente analisi sulla situazione economia del Paese la Bundesbank è tornata a fare il punto della situazione anche rispetto ai criteri di accesso alla quiescenza di vecchiaia.

La Buba suggerisce di alzare l'età di accesso alla pensione di vecchiaia

Stante la situazione, il difficile contesto macroeconomico e del mercato del lavoro sarebbero alla base del nuovo invito da parte della Buba alla prudenza dal punto di vista delle regole di accesso alla previdenza. Secondo quanto indicato in una recente relazione, per poter mantenere la sostenibilità del sistema previdenziale pubblico in Germania sarà necessario alzare l'età di pensionamento secondo le regole di vecchiaia a "69 anni e 4 mesi di età". La Banca Centrale tedesca ha quindi sostenuto che un simile provvedimento appare inevitabile viste le "forti pressioni sul futuro" ed in particolare già a partire dall'anno 2020.

Con un ripensamento dei criteri di uscita dal lavoro, si otterrebbe quindi il doppio vantaggio di alleviare il carico dei fondi pensione e di migliorare l'occupazione in età avanzata.

Perché la Bundesbank ritiene inevitabile la stretta sui requisiti di pensionamento

Tra i motivi alla base del nuovo allarme lanciato dalla Bundesbank vi sarebbero in particolar modo lo stress demografico registrato dal Paese e la bassa natalità.

Infatti, le nascite risultano da tempo in diminuzione, mentre la popolazione si trova caratterizzata da un progressivo invecchiamento. Il tutto si unisce ad un sistema nel quale i giovani faticano ad inserirsi o versano in molti casi contributi ridotti o nulli, come avviene con i contratti mini-jobs. Sarebbe quindi inevitabile che le precedenti regole di accesso alla pensione debbano essere riviste in virtù della nuova situazione.

L'ultima riforma del settore avviata nel Paese risale ormai al lontano 2012 ed ha previsto una crescita progressiva dei requisiti di accesso alla pensione, ma solo a partire dal 2030. In tale occasione, è stato già previsto l'incremento dell'età di accesso alla pensione pubblica dai precedenti 65 anni ai 67 del sistema attuale. Ora la Buba propone di avviare un nuovo incremento in grado di portare l'asticella anagrafica sopra i 69 anni. Secondo l'Istituto Centrale, questo nuovo intervento il legislatore sarebbe in grado di migliorare la tenuta del sistema facendo fronte al contempo all'impatto delle uscite dal lavoro dei baby boomers, che avrà luogo con effetti incrementali proprio a partire dal prossimo anno.