Il governo lo scorso 17 marzo ha varato il decreto "Cura Italia" con cui ha stanziato 25 miliardi per dare sostegno al sistema sanitario nazionale, alle famiglie, alle imprese ed ai lavoratori. Ma si trattava del primo decreto, valevole solo per il mese di marzo, come dimostra il fatto che il bonus per stagionali, agricoli, autonomi e Partite Iva, quello delle famose 600 euro una tantum, riguarda solo la mensilità di marzo. Con il perdurare dell'emergenza, il governo ha promesso altri interventi e si sta valutando come approntarli e come potenziare le misure già inserite nel decreto n° 18 del 17 marzo scorso.

Servono misure più larghe di quelle introdotte già e per le quali, dal 1° aprile, molti potenziali beneficiari inizieranno a presentare domanda. Ed ecco che iniziano a trapelare alcune indiscrezioni sulla linea che il governo intende intraprendere, cioè su quali misure adottare. Una di queste è il reddito di emergenza, una misura che potrebbe riguardare una platea di 10 milioni di lavoratori e che potrebbe essere finanziata con una dote di 6 miliardi di euro.

Nessuno verrà lasciato solo

Durante la conferenza stampa di ieri sera, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel confermare il via all'erogazione di 4 miliardi di euro ai Comuni, ha ribadito il concetto che durante questa crisi lo Stato c'è e che nessuno sarà lasciato solo.

Un concetto ripetuto pure dal Ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, anch'esso presente alla conferenza stampa di ieri sera. I 4 miliardi per i Comuni serviranno per dare buoni spesa o derrate alimentari ai poveri, con i Sindaci che devono rappresentare gli occhi del governo per portare alla luce i casi di povertà sul territorio.

La linea del governo appare chiara, perché bisogna dare soldi a lavoratori e famiglie che adesso, non lavorando, rischiano di non poter fare la spesa. Lo dimostra il fatto che Conte ha usato parole dure anche contro la Commissione Europea, rea di aver preso ulteriori 15 giorni per decidere cosa fare per i Paesi membri in questa fase di emergenza.

Bisogna fare presto, ecco perché nel prossimo decreto economico urgente di aprile, si pensa al reddito di emergenza. Una misura che dovrebbe coprire quanti sono rimasti fuori dai bonus del primo decreto, che verranno anche confermati e potenziati.

Come funziona il Rem, la nuova ipotesi dell'esecutivo

Un reddito di emergenza che si prefigge un duplice obbiettivo, e cioè aumentare i 600 euro previsti per le categorie coperte dal primo decreto ed estendere gli aiuti anche ad altri lavoratori. Le proposte sulle misure da adottare in questi giorni si stanno susseguendo copiose. C'è la Meloni per Fratelli d'Italia che chiede di erogare immediatamente 1.000 euro a famiglia e chi chiede di potenziare il reddito di cittadinanza, estendendolo a chi adesso non lo prende ma che è entrato in crisi per via della emergenza di queste settimane.

Dalle indiscrezioni che trapelano, l'esecutivo parla del reddito di emergenza come di una misura non paragonabile al reddito di cittadinanza, perché sarà una misura eccezionale che allargherà a più del doppio la platea che percepirà i 600 euro una tantum. La misura, stando alle indiscrezioni, dovrebbe riguardare anche i precari, i lavoratori discontinui e gli irregolari. Una misura su larga scala, quindi, che non commetterà gli stessi errori del decreto Cura Italia che ha lasciato fuori molti lavoratori. Nel reddito di emergenza dentro anche badanti e collaboratori domestici in genere, gli stagionali che avrebbero dovuto iniziare la stagione estiva negli stabilimenti balneari (cosiddetti stagionali entranti), i lavoratori con contratti a giornate e i sommersi.

Il Ministro Gualtieri ha fermato sul nascere qualsiasi intervento di riforma al reddito di cittadinanza che, essendo misura ordinaria, adesso non va toccata, perché non è all'ordine del giorno. Le urgenze sono altre e le misure da varare altrettanto urgenti. Secondo le ultime ipotesi, quindi, l'idea sarebbe il reddito di emergenza, la conferma della cassa integrazione per tutte le aziende, anche quelle più piccole e con un solo dipendente e il sostegno emergenziale per il lavoro autonomo, il Sea. Quest'ultima sarebbe una misura che correggerà e sostituirà il bonus da 600 euro che il decreto Cura Italia ha introdotto per questa categoria di lavoratori. Al posto dell'una tantum da 600 euro, si pensa ad una nuova misura con un importo differente in base alla condizione economica della famiglia e alla perdita di guadagno in questa delicata fase di emergenza.