Il Governo è al lavoro per preparare il prossimo decreto legge contenente sussidi e bonus per i cittadini e le aziende in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria in corso. In questi giorni, diverse testate giornalistiche nazionali (tra le quali Il Tempo e La Repubblica) hanno pubblicato il contenuto della bozza del Dl atteso per il mese di maggio.

Leggendo il testo, si apprende che, tra i vari provvedimenti, dovrebbe essere permessa la revoca del recesso dal lavoro che dovrebbe avvenire contestualmente all'invio della richiesta del trattamento di cassa integrazione salariale in deroga.

Inoltre il blocco dei licenziamenti dovrebbe essere prolungato da 60 giorni a 5 mesi e, per coloro che ne posseggono i requisiti, dovrebbe arrivare il reddito di emergenza.

Probabile ripristino del rapporto di lavoro che era stato interrotto per 'giustificato motivo oggettivo'

La bozza prevede che, in deroga all'art. 18 comma 10 della legge 20 maggio 1970 n. 300, il datore di lavoro possa revocare l'interruzione del contratto di lavoro senza incappare in oneri né sanzioni. Il provvedimento riguarderebbe i licenziamenti risalenti al periodo 23 febbraio 2020-17 marzo 2020 e avvenuti per "giustificato motivo oggettivo". Inoltre, la revoca del recesso dovrebbe essere accompagnata da tempestiva richiesta del trattamento di cassa integrazione salariale in deroga.

A maggio dovrebbe partire il reddito di emergenza

Il testo al vaglio del Governo prevede anche l'introduzione del reddito di emergenza (Rem) che verrebbe erogato in sostegno alle famiglie in difficoltà economica a causa dell'emergenza in corso. La misura non spetterebbe a coloro che si trovano in strutture residenziali a pieno carico dello Stato o che sono ricoverati in presidi di cura di lunga degenza.

Inoltre ne verrebbero esclusi anche i soggetti in stato di detenzione. Invece potrebbero presentare domanda all'Inps entro la fine di luglio i nuclei familiari in possesso dei seguenti requisiti:

  • Residenza nel territorio italiano;
  • Un valore del reddito familiare che, nel mese precedente a quello di richiesta del sussidio, e per ogni mensilità precedente alle erogazioni successive, rispetti quanto previsto dal comma 6 del decreto stesso;
  • Il patrimonio mobiliare familiare relativo al 2019 dovrebbe risultare inferiore ai 10.000 euro, eventualmente incrementati di 5.000 euro per ogni componente successivo al primo e con una soglia massima di 20.000 euro;
  • L'Isee dovrebbe risultare inferiore ai 15.000 euro. Qualora vi fossero nuclei familiari già percettori del reddito di cittadinanza, potrebbero richiedere quello di emergenza ad integrazione della somma di cui già beneficiano.

Congedi parentali, bonus autonomi e Partite Iva e probabile indennità per lavoratori domestici

La bozza del decreto di maggio contiene altri interventi che potrebbero essere decisi dall'Esecutivo nei prossimi giorni.

Il documento, ad esempio, menziona i congedi parentali, la cui durata non dovrebbe superare i 30 giorni consecutivi o frazionati. Il provvedimento, in questa fase, sarebbe rivolto ai dipendenti del settore privato.

Il sussidio per i liberi professionisti titolari di Partita Iva verrebbe confermato a 600 euro per il mese di aprile. Invece, per quanto riguarda l'erogazione di maggio, dovrebbe salire a 1.000 euro. Il testo al momento chiarisce che rimarrebbe valido il calcolo del reddito tramite il principio di cassa, ovvero come "differenza tra i ricavi e i compensi percepiti e le spese effettivamente sostenute nel periodo interessato".

Dovrebbe cambiare il bonus baby-sitting che passerebbe da 600 a 1.200 euro e verrebbe esteso anche ai centri educativi e ricreativi oppure ai servizi integrativi per la prima infanzia.

Inoltre si valuta la possibilità di garantire una detrazione fino a 300 euro per tutti coloro che hanno figli fino ai 16 anni che prendono parte ai centri estivi. In questo caso la misura sarebbe valida solo per la detrazione del 2020 e per le famiglie con reddito non superiore ai 36.000 euro.

Infine, con il decreto maggio potrebbe arrivare anche un contributo di 400 euro per i lavoratori domestici con contratti in essere al 23 febbraio 2020, e l'aumento da 9.360 a 10.000 euro della soglia per richiedere l'accesso al reddito di cittadinanza. Infine i contributi sospesi nel periodo precedente potrebbero essere versati (senza alcun interesse) entro il 31 luglio 2020 in un'unica soluzione, oppure in 4 rate mensili sempre a partire da luglio.