Torna di moda nel dibattito economico e politico italiano il tema della riduzione della durata lavorativa settimanale. In una recente intervista concessa al quotidiano “La Stampa”, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini ha annunciato che, al congresso nazionale del sindacato di metà marzo, verrà lanciata la proposta della settimana lavorativa di quattro giorni. "Con le nuove tecnologie le imprese hanno una maggiore produttività e possono redistribuire la ricchezza", ha spiegato il segretario del sindacato, secondo il quale sarebbero auspicabili incentivi per le aziende che accettino di tagliare l'orario.
La risposta del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso è arrivata tempestiva: "Sono pronto a riflettere partendo dalla realtà. Lavoriamoci senza pregiudizi. Ragioniamo sulla proposta della Cgil, attenti però a non incentivare migrazioni dal sud verso le fabbriche del nord del paese".
Nei giorni precedenti anche la Cisl aveva parlato della necessità di avviare sperimentazioni in tal senso, tramite Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim: "Posto il successo della sperimentazione in Regno Unito, serve un confronto tra le parti sociali. È tempo di regolare il lavoro soprattutto nel settore manifatturiero in modo più sostenibile, libero e produttivo. I tempi sono maturi.
Anche grazie all’innovazione tecnologia, penso alla gestione dei macchinari da remoto via tablet, il comparto metalmeccanico può garantire una flessibilità nuova che richiede soluzioni nuove".
Il tema della riduzione della settimana di lavoro
Il tema della riduzione della settimana lavorativa è tornato in auge nell'ultima settimana dopo che sono emersi dei dati arrivati dal Regno Unito, dove già lo scorso anno i lavoratori di 61 aziende hanno potuto sperimentare la "settimana corta", lavorando l'80% dell'orario precedente, guadagnando il 100% dello stipendio e realizzando il 100% di produzione. Il risultato è stato che nella proporzione produttività/benessere 56 delle 61 aziende hanno mantenuto l'orario ridotto.
Uno studio del Boston College ha stabilito che il 39% dei lavoratori si è sentito meno stressato e chec'è stato anche un calo di certificati di malattia rispetto al modello di orario precedente.
Anche Islanda, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada e Spagna hanno già sperimentato in modi diversi questo modello. Mentre in Belgio si può richiedere di 'spalmare" le 38 ore lavorative in quattro giorni per un periodo di prova di sei mesi, dopodiché si può decidere se tornare alla precedente pianificazione di cinque giorni o restare con i quattro: il datore di lavoro potrà rifiutare la richiesta, ma con una motivazione specifica.
La pandemia e lo smart working hanno rivolto progressivamente sempre più l'attenzione sul rapporto lavoro/benessere.
Secondo uno studio dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OSCE) l'Italia, dopo Grecia e Estonia, è uno dei paesi in cui si lavorano in media più ore alla settimana (in media 33 ore complessive). Si tratta di tre ore in più rispetto a quella che è la media europea.