Dal conflitto negato e ignorato dalla comunitàinternazionale, arrivano i dati dell'Osservatorio dei diritti umani (Ondus), allarmanti, più di 7.837bambini sono stati uccisi in Siriadall'inizio del conflitto fino al 6 aprile scorso, sono le stime rese note oggi:"Uccise dalle forze fedeli al regime di Damasco, si contano 2.343 bambinee 5.494 bambini. Di questi 1.930 avevano meno di 10 anni, mentre 348 eranoneonati".
Gli attivisti hanno denunciato inoltre le esecuzionisommarie dei minori, avvenuti soprattutto tra Aleppo e Damasco, sgozzaticon coltelli, fatti esplodere, o colpitida armi da fuoco dai cecchini, e minori arrestati e torturati: " 9mila bambinisono stati sottoposti a rigidi regimi di detenzione le forze fedeli ad Assadnon hanno risparmiato , violenti metodi di tortura, senza differenze tracondannati adulti o minori.
Molti siriani rilasciati hanno riferito di avere sentito bambini, sotto tortura,urlare: 'vogliamo la nostra mamma, liberateci".
L'intera comunità internazionale sembra non riuscire a fermare questo massacro disumano, continuo e prolungato, che prosegue sotto gli occhidi tutti, provocando ogni giorno vittime tra i civili in fila per comprare il pane, bambini senza scarpe, con i piedinel fango nei campi profughi,migliaia di siriani varcare i confini di giorno o di notte con ogni mezzo e inogni modo, in un Paese dove le città e ogni cultura e tradizione sono stateridotte in macerie.
Se dall'Americaarriva l'allarme dell'utilizzo delle armichimiche contro i ribelli, e dei loro effetti devastanti che perdurano anchea lungo termine, dal Festival delGiornalismo di Perugia, che si sta svolgendo in questi giorni, arriva piùforte il grido di Ricucci, il giornalistaRai, della "Storia siamo noi", inviato in Siria, rapito qualche settimana fa daun gruppo di ribelli siriani, tornato a casa sulle sue gambe, ha raccontato lasua guerra, e le sue parole erano piene di amarezza, di dignità, difrustrazione, per l'impotenza davanti a questo massacro degli innocenti, parole che non hanno voluto raccontare ilsuo rapimento, nessun protagonismo, ma soltanto le bombe che stanno uccidendoil popolo siriano: " Basta congetture, c'è un popolo che muore.
La verità è cheda 3 anni il popolo siriano si èribellato alla dittatura di Bashar AlAssad e c'è in corso una guerra civile che sta causando morte edistruzione, danni incalcolabili. Eppure, non se ne parla. La gente, intanto,lì continua a morire ogni giorno".
Una guerra che consociamo soltanto grazie a internet e aisocial network e al lavoro di giornalisti freelance , e del coraggio deigiornalisti fotoreporter inviati, che vanno in prima linea a costo dellapropria vita come il fotoreporter OliverVoisin, morto a causa delle ferite subite in un bombardamento ad Hamah, in Siria, vicino al confine con laTurchia, "Avrebbe dovuto partecipare anche lui al panel discussion di Perugia, per raccontare questa guerradegli innocenti, ma non ce l'ha fatta".
Poi ci racconta di come Assadcontinua a negare l'esistenza d una rivolta popolare, ripetendo ormai da 2anni che si tratta soltanto di una rivolta di alcuni gruppi estremisti econclude: " I giornali devono fare di più, le notizie sono merci e cisi comporta come nei negozi di abbigliamento, che dopo due giorni cambianovetrina. Della Siria, di tutte le guerre bisogna continuare a parlarnecontinuamente. Internet, perfortuna, ha una potenza enorme, che viene dal basso e va sfruttata".