Mentre Fini e Casini sono i protagonisti della rivisitazione in chiave post-moderna dell' "Addio Monti", il tramonto del partito politico può dirsi iniziato. Il Grillo inizia il suo canto, la seconda Repubblica intraprende il suo ultimo chilometro in vista del suo scontato traguardo: la notte. Il miracolo della maggioranza, tanto auspicata da un paese in piena crisi economica, non c'è, salvo "governissimo" o altri compromessi dell'ultim'ora. 

Una logica conseguenza di una campagna elettorale fatta di colpi bassi, proposte da mercato ortofrutticolo e di un disorientamento totale dell'ex favorito PD.

La sconfitta, questa volta, sta nella risicata vittoria, nemmeno un punto di scarto, della coalizione di Bersani alla Camera e della coalizione di Berlusconi al senato. Il messaggio del segretario del PD non arriva ai giovani come il messaggio di Beppe Grillo a non arrendersi ad una classe politica vecchia, non di età, ma nelle idee. 

Il PdL è l'emblema, ancora una volta, della fragilità dell'italiano medio in crisi, che non riesce a "far quadrare i conti" a fine mese e ripone la propria fiducia nelle promesse, le solite.

Questa tornata elettorale ha dato dei responsi fondamentali: un Renzi in più avrebbe solo giovato alla causa del PD, tradito anche dalla Puglia di Vendola. La vittoria del movimento per i giovani, la vittoria del dialogo telematico e del recupero del rapporto con la piazza reale e informatica.

Infine l'enorme mole di lavoro ancora da svolgere per sensibilizzare l'elettorato italiano a non arrendersi davanti alle promesse, ma di confidare di più  nella voglia di tutti i giovani d'idee, per riportare l'Italia ai fasti, che ne hanno caratterizzato l'ascesa economica dal 1960 in poi.