Il Ciclismo negli ultimi vent'anni è stato spossato dalle continue vicende di doping. In merito c'è da dire che il ciclismo è stato il primo e unico sport ad attrezzarsi di passaporto biologico, a fare notizia, come se negli altri sport tutto fosse limpido, trasparente.

Un giro d'affari di 450 milioni di euro ogni anno coinvolgeva, meglio dire coinvolge e travolge, il mondo amatoriale delle due ruote. I nomi altisonanti del panorama dei circuiti granfondistici nazionali e un nome tra i professionisti sono solo la punta di un iceberg. Il ciclismo è una nave fuori rotta, che i piani alti cercano di salvare a suon di squalifiche e non di campagne di sensibilizzazione.

I danni da sostanze dopanti, definiamole pure stupefacenti a tutti gli effetti, sono devastanti. La gravità è la frequenza con cui queste sostanze vengono assunte da persone, che praticano questo meraviglioso sport oltre i propri impegni di lavoro e di studi, per partecipare di domenica in domenica alle numerose gare nazionali organizzate dalla federazione ed enti della consulta. Ancor più grave è l'assunzione delle sostanze dopanti per avere un po' di "vana gloria" domenicale, per aggiudicarsi un prosciutto, una targa, una medaglia, una maglia nuova o un buon voto nelle pagelle sportive pubblicate per gioco sui siti.

Non è più solo questione di sport; è diventata una questione d'onore, di rispetto in mezzo al gruppo, di lotta del più forte, ma in sostanza il più debole psicologicamente: il dopato.

A diventare schiavi della propria passione, della propria competitività, senza pensare alle conseguenze psicofisiche e giudiziarie sono solitamente atleti d'età compresa tra i 35 e 45 anni, che non si arrendono all'idea di uscire sconfitti dalla sfida sull'asfalto.

Tutto ciò  è il frutto dell'ultima indagine dei Nas, che ha rilevato una fitta rete, che si estendeva per molte regioni del centro e del sud Italia.

La cifra ? 150 € per doparsi, per avere una dose da usare ogni domenica. Le sostanze in circolazione sono la solita eritropoietina, i suoi derivati e, per non farsi mancare nulla, le solite sostanze stimolanti, anabolizzanti e ormoni della crescita. I nomi degli arrestati, degli iscritti nel registro degli indagati e dei loro fornitori, forse esteri, non è dato rilevante da conoscere.

Sarebbe lecito solo far loro una domanda: Ne è valsa davvero la pena ?