Stride in questo periodo di forte crisi, in cui tutti siamo chiamati a fare grandi sacrifici e a stringere la cinghia, leggere da alcune fonti giornalistiche come Libero, che gli eredi "dell'indimenticabile" Giulio Andreotti sarebbero intenzionati a reclamare un milione di euro di TFR maturato dal loro congiunto durante le sue attività di parlamentare.

Molti potrebbero asserire che il sette volte Presidente del Consiglio, l'otto volte Ministro della difesa e il cinque volte Ministro degli Esteri abbia diritto ad un TFR corposo.Questo è pur vero se il Senato non si trovasse in difficoltà e che la somministrazione di quanto richiesto non avrebbe che solo una conseguenza: il prosciugamento delle sue casse.

Inoltre secondo fonti normative, parte del TFR ai politici viene versato per un reinserimento degli stessi nel mondo del lavoro, ossia nel caso non fossero più nominati come Deputati, Senatori o Ministri, questi avrebbero un "aiuto" economico per mantenersi fino quando non trovano una loro stabile occupazione.

Una volta morto Andreotti, gli eredi non sarebbero intenzionati a mollare, anche perché, come sottolineano il loro congiunto ha versato durante la sua lunghissima carriera tutti i contributi e non ha mai chiesto nessuna forma di trattamento di fine rapporto che tra accumuli e elargizione varie è arrivata a questa cifra record, che il Senato in questo momento non può assolutamente versare.

Sarebbe a questo punto il caso di rivedere tutte le forme di privilegi fiscali, amministrativi di cui godono i politici e che non fanno altro che ingolfare ancor di più una macchina già in panne: lo Stato.