Adolescenti cui l'unico motto della vita è "essere e apparire", che non sanno cosa farsene di una vita noiosa e vuota e che odiano approcciarsi all'unica istituzione che, un giorno,le potrà aiutare a scoprire sé stesse e a scegliere quello che sarà il loro progetto di vita (sempre se sappiano cosa sia), la scuola, si scontrano uscendone annientate con Malala, la ragazzina pakistana che ha commosso il mondo.
Malala Yousafzai, mentre a Swat i talebani decapitavano la gente per «comportamenti anti-islamici», continuava ad andare a scuola e, nel 2009, a undici anni, scrisse un diario online per la Bbc raccontando sotto pseudonimo la sua vita di studentessa.
A quattordicenne subì , all'uscita della scuola che frequentava, un agguato da parte degli stessi talebani che non accettavano le sue dichiarazioni in merito alla necessità di ripristinare per tutte le ragazzine il diritto allo studio. Dal 2003 al 2009, infatti, i talebani avevano conquistato il potere vietando l'istruzione femminile distruggendo, nel contempo, moltissimi istituti scolastici.
Tantissime furono le dimostrazioni di affetto da tutto il mondo civile che contestarono apertamente il gesto. Malala fu portata in America, operata e guarita giurò di continuare a difendere i diritti delle bambine pakistane e ammettendo che il suo sogno è quello di poter un giorno diventare medico. Il 13 luglio, giorno del suo sedicesimo compleanno, è stata accolta con tutti gli onori alle Nazioni unite ed è stata candidata al premio Nobel.
La sua autobiografia che uscirà in autunno, verrà intitolata 'Io sono Malala' che è l'ultima frase pronunciata dalla studentessa, prima di essere colpita dal proiettile dei Talebani, frase ripetuta in decine di lingue diverse, divenendo lo slogan di manifestazioni pacifiste, nonché il titolo di una campagna mondiale dell'Onu per portare tutti i bambini a scuola entro il 2015.