L'accoglienza non è stata delle migliori per i rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee e non ci si poteva aspettare niente di diverso, dopo l'immane tragedia del 3 ottobre che ha causato più di 300 vittime. Letta, Alfano e Barroso sono stati accolti, infatti, da fischi ed un invito a non fare passerelle da parte di un centinaio di manifestanti, ma, incuranti della contestazione più che legittima, si sono recati a far visita ai defunti. Letta si è anche inginocchiato davanti ad alcune bare e, dopo aver fatto mea culpa, ha annunciato per loro i funerali di stato.

Anche Barroso a nome della Comunità Europea si è assunto le proprie colpe per non aver agito prima, annunciando lo stanziamento di fondi europei per affrontare l'emergenza.

Si vocifera anche di una candidatura di Lampedusa al Nobel per la pace e nessuno lo meriterebbe di più, vista la solidarietà dimostrata dai suoi abitanti in ogni circostanza sia quando le tv sono accese che quando sono abbandonati al proprio destino.

Tutti ora sembrano essersi accorti di questa piccola isola così vicina all'Africa e dalla spiaggia più bella del mondo, ma i 300 e più non sono che gli ultimi di una lista troppo lunga da ricordare ed a cui purtroppo si aggiungeranno altri nomi se non si farà qualcosa al più presto.

Le parole in questo caso non contano nulla. I soldi promessi sono un palliativo ed un tardivo tentativo di rimediare all'aver abbandonato l'Italia ad affrontare un'ondata d'immigrazione senza precedenti.

Lampedusa oltre al Nobel meriterebbe governanti italiani ed europei seri e non politici, che s'interessano del problema solo perché non possono più far finta di non vedere.

Il denaro è importante per l'immediatezza, ma non è la risposta. L'Italia non è in grado di accogliere tutti i sopravvissuti all'inferno, dandogli l'asilo politico anche se il loro status lo consentirebbe, visto che scappano da paesi in guerra. Ma tutti gli stati africani sono in guerra.

E allora quali sono i rimedi?

Impedire che quella povera gente sia costretta ad avventurarsi su bagnarole fatiscenti destinate all'affondamento nella speranza di un sogno che non esiste.

Bisogna finalmente guardare al di là del mare e stipulare accordi con chi gestisce i porti da cui questi disperati s'imbarcano, fornendogli imbarcazioni sicure per chi volesse raggiungere il continente europeo e parallelamente iniziare una politica seria che possa pacificare l'intera regione.

Forse anche questa una chimera.