Una domenica bestiale,intonava poco più di trent’anni fa FabioConcato. L’Italia vista dai media, cantanti, poeti e scrittori, quelli chel’hanno sempre (o quasi) raccontata come non è e, speranzosi, bramano aqualcosa che non c’è, riconoscendosi in Lei; viceversa c’è chi invece – aragione – sostiene che sarebbe più intelligente non riconoscerla affatto, nonidentificandosi nelle continue voci volgari, grottesche, urla sospese che,onestamente, non fanno neanche più clamore. Il bello è proprio questo: è che nonimpressionano più.

L’ultima settimana calcistica, in tutta sincerità, è servitasolo ad avvalorare quanto di spiacevole e fastidioso vi sia anche al di fuoridelle vergogne che ne vivono le viscere, ovvero nella reazione dei tifosi agliepisodi che la riguardano.

L’intervento della polizia per frenare l’ira dei tifosi diBologna e Verona fuori lo stadio Dall’Ara prima della partita, lo striscione“Napoli colera”, esposto dalla Curva B del Napoli, quasi ad allearsi con latifoseria milanista squalificata, perché protagonista di cori beceri propriocontro i partenopei, segno di rispetto di un codice ultrà, manco fosse la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo.L’irriguardoso atteggiamento allo Juventus Stadium dei tifosi bianconeridurante il minuto di silenzio per le vittime di Lampedusa prima di Juventus-Milan (fischi e urla,intonando l’Inno di Mameli); i cori a“discriminazione di ordine territoriale”dei recidivi ultrà rossoneri contro i napoletani, ragione per la quale erachiusa la curva milanista, ricadendo quindi ad una squalifica dello stadio SanSiro per Milan-Udinese.

Per fortuna, nessun “buuuu” razzista (che non sonomancati comunque, nelle precedenti domeniche in Inter-Fiorentina eLazio-Udinese).

Compendio di una domenica, per questo, bestiale. Forse anche il buon Concato, i questi casi, sceglierebbeun giorno diverso.

Qui si sta degenerando. Prima si chiedeva più rispetto per icomportamenti dei tifosi e veniva fatto nulla, o poco più.

La direttiva Uefa ora,dopo scelte cervellotiche e discutibili, è arrivata alla “discriminazione territoriale”, che non va mescolata al razzismo (che andrà sempre punito e condannato, oltre checombattuto). Qui la questione è diversa: in Italia cori e sfottò tra tifoserieci sono stati, ci sono e ci saranno sempre. Luoghi comuni sulla provenienzaregionale sono alla base della goliardica visione ultrà e non hanno nulla a chefare con la discriminazione o il razzismo.

La squalifica dello stadio San Siroè il simbolo di questa scelta malfatta; d'altronde, se un gruppetto di “tifosi”decidesse, un giorno, di colpire la società con cori di “discriminazione territoriale” nei confronti di altre tifoserie, glialtri tifosi (come del resto le stesse società interessate, che rischiano, allaterza sanzione, partite perse a tavolino), quelli veri, chi li tutela?