I giovani studenti italiani non solo stanno perdendo interesse per lo studio, ma stanno vivendo un profondo stato di inadeguatezza e di sofferenza che porta poi a forme di profondo degrado sociale. Nello studio la crisi dipende molto, da un disinteresse e una difficoltà di fondo a studiare. L'approccio che si ha con lo studio e una serie di problemi di concentrazione, sempre più generalizzati, ostacolano l'apprendimento rapido e tutto ciò che per i ragazzi non è rapido e veloce è privo di attrattiva.

Ci sono problemi economici e sociali che non permettono di garantire l'istruzione, neanche più quella, il sistema politico è tutto piegato su se stesso, e i ragazzi vanno in piazza a gridare la loro protesta che resta inascoltata, arrivando a gesti di violenza come si è visto negli scioperi di questo mese.

Preferiscono vagabondare, e questo spesso li fa finire su una cattiva strada, così il bullismo, lo spaccio, la piccola delinquenza sono diventati sempre più comuni e diffusi anche tra i giovani delle famiglie perbene e oneste. Altri invece vanno a lavorare, accontentandosi di quel che trovano e lasciano gli studi.  Molte imprese, difatti, preferiscono i giovani da occupare per breve tempo e alternarli piuttosto che assumere invece personale più adulto e fisso con contratti regolari, un turn over che fa diventare sempre più di moda il precariato.

Ma cosa ne sarà di questa manovalanza di passaggio tra qualche anno? La società della comunicazione e televisiva, dopo aver creato modelli e figure professionali vuote, passando dalle vallette, alle letterine e poi le veline, anche loro ormai passate di moda, è satura perché la crisi riduce sempre più i costi investibili in ogni settore, anche in questo. 

Solo che questi facili successi e cattivi modelli educativi, lanciati dai vari programmi tv, hanno creato una società di lolite e bellocci senza contenuto, tronisti e gieffini pagati per andare in tv a sedurre donne e abbandonarle, e fare successi e soldi facili, mettendo in secondo piano carriere più complesse e di sacrificio anni fa gettonatissimi. I messaggi pubblicitari sono ancora meno istruttivi e i cartoni spesso violenti e con messaggi, utili si, ma espressi male, coniano in modo irrimediabile le giovani vite. I programmi di valore ci sono e sono tanti, ma c'è anche ben altro.

La pubblicità è un proliferare di ragazzine seminude ammiccanti, di messaggi consumistici e sessuali, violenti, e, poi assurdo ma vero, una new entry, la pubblicità dei video poker e delle signorine che se chiami ti regalano delle ore di non si sa cosa, dato che sono pagate per dire quello che dicono, ma c'è chi gradisce.

Il Paese è pieno di laureati e diplomati tra i 25 e i 40 anni inoccupati, che bussano ovunque ma non trovano lavoro e guardano con invidia a chi ce l'ha fatta, raccomandato o no perché ci sono pure i meritevoli. Un 40% di loro dicono le statistiche rimane senza lavoro e lo Stato non se ne cura.

Il termine choosy usato impropriamente dalla Fornero non racconta bene la realtà dei ragazzi oggi, non ci sono più gli schizzinosi, non se lo possono più permettere, e, forse chi aveva una figlia che faceva tre lavori, doveva pensarci prima di usare un tal termine, in fondo tra tanti giovani italiani degni studenti si sarebbe potuto trovare per un tal compito un inoccupato preparato e adeguato per quel compito anziché occupare su tre posti una sola persona.

Comunque sia il dato di fatto è che la politica non crea lavoro e i giovani vivono il disagio sociale.