Crisi economica, ottusità politica, ignoranza del popolo,errori non riconosciuti e memoria labile hanno fatto dell’Italia un paese senzafuturo e nel quale anche la conoscenza è a bassi livelli di crescita. Abbiamo saputodai dati OCSE che l’Italia si colloca, tra i 23 Paesi oggetto dell’indagine, perogni categoria di età, agli ultimi posti. Il 70% degli adulti italiani è indifetto nelle capacità di leggere, scrivere e far di conto, prova difficoltà a comprenderetesti lunghi e complessi e nell’elaborazione d’informazioni matematiche al finedi sintetizzare ed elaborare le informazioni richieste.

Si parla di “analfabetismofunzionale” della conoscenza italiana in crisi, università e scuola darilanciare nel loro compito educativo e funzionale al mondo del lavoro e direndimento dell’investimento in conoscenza e degli sforzi che ci vorrebbero. Mancandola conoscenza si perde la “radice del progresso umano e sociale”, riferisce ilgovernatore di Bankitalia Visco in uno dei suoi interventi pubblici, ma è unfatto che gli italiani non leggono libri (un buon 50%), s’informano e social-izzano su internet ma nonelaborano in pratica ciò che vedono e odono poiché non legano le informazionistoriche sui risultati già prodotti. Poi c’è il 18% di giovani italiani tra i18 e i 24 anni che interrompe gli studi (fonte Eurostat) e solo un 16% è laquota di laureati in Italia nella popolazione tra 25 e 64 anni.

Si parla di crescitae competitività, maggiori tutele per il lavoratore e intanto da noil’istruzione non paga, ci si muove in ordine sparso tra mille promesse eproblemi economici, e così secondo Eurostat in Italia tra chi ha conseguito ilmassimo titolo di studio tra i 25 e i 39 anni solo il 73% lavora. L’Italiainveste in capitale umano poco sopra al 4% del Pil e sembra difficile praticarela frase secondo la quale “la cultura è il lievito dell’economia”.

Investire inconoscenza, cambiare il futuro”, è stato il titolo del X Forum del librotenutosi da poco a Bari e nel quale si è parlato di cultura come investimento enon un costo da sopportare, più uomini validi e più mezzi per fronteggiare undeperimento dell’istruzione in Italia e interventi di recupero degli istitutiin maggiore difficoltà.

In Italia, basso livello d’istruzione e alti costid’ignoranza acquisita non permettono di legare l’economia alla conoscenza e lamancanza di pratica nel dare seguito a ciò che si sa, sono il mix prodottonegli anni.

Cultura, lettura, poteredella conoscenza e dell'istruzione per il rilancio del Paese sono terminitutti da sviluppare con l’impegno, determinazione, lavoro mirato, apprendimentocontinuo, addestrandosi a divenire in molti “ricercatori continui” di verità erisultati migliori. Il fatto di non aver investito in digitalizzazione einfrastrutture tecnologiche (4 italiani su 10 non hanno mai usato Internet, inItalia solo il 4% delle imprese vende i propri prodotti via Internet e poi cisono nella PA gli “evasori digitali”) è la cultura del materiale e tradizionaleusato sicuro a discapito dell’immateriale che richiede formazione e oggi èl’investimento migliore che si possa fare per attuare il rilancio gridato esventolato ma non realizzato.

I “nuovilavoratori” devono conoscere l’attività che svolgono, sviluppare un bagagliodi competenze per comprendere, utilizzare e comunicare le informazioni (letturae scrittura) e autogestire la capacità di apprendere (far di conto).