Il 12 dicembre 1969, alle ore 16,37, una bomba scoppiò a Milano nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura, sita in piazza Fontana, uccidendo 17 persone e ferendone ottantotto.
Altri 5 attentati terroristici colpirono, nella stessa giornata, quasi contemporaneamente altre sedi di banche a Roma e Milano. A Milano fu rinvenuto, inesploso, nella Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, un secondo ordigno che fu fatto brillare distruggendo così tempestivamente qualche possibile indizio utile alle indagini.
Siamo nel pieno delle lotte studentesche, al centro di scontri tra estremismi di destra e di sinistra: la strage di Milano segna l'inizio di quella che fu definita "strategia della tensione".
Sono passati tanti anni, nulla è chiaro se non il numero delle vittime e di chi ne ha avuto il segno sulla propria pelle per sempre.
Tante vicende legate alla strage si sono consumate: la morte del ferroviere Pinelli, precipitato dalla finestra della questura di Milano, l'arresto dell'anarchico Valpreda, l'interessamento di servizi segreti vari, la mano pressante di uno Stato che aveva paura delle piazze e dei suoi figli che parlavano di comunismo, sfilavano con il libretto di Mao, forieri di speranze che sono morte nelle illusioni.
Innumerevoli processi con centinaia di testimoni si sono susseguiti nel corso degli anni per cercare di arrivare ad una verità, individuare i colpevoli e punirli.
Al momento solo e soltanto ipotesi: la verità è nel fondo della nostra coscienza storica, nella passione di chi ha vissuto quegli anni credendoci fermamente.
Ora la polvere ha oscurato il nostro cervello, non ci sono pugni chiusi, il vento non soffia più, ma la bufera è alle porte... Ed è molto più imprevedibile.