Gli amanti del calcio si devono mettere l'anima in pace, che lo si voglia o no tra sole due giornate il campionato Italiano si concluderà. Dovrà passare la solita estate dove il vero protagonista come ogni anno sarà il calciomercato e poi finalmente vedremo nuovamente la nostra squadra del cuore all'opera.
A consolarci però c'è quell'evento unico in grado di unire tutti i popoli, sopratutto il nostro, che è il mondiale di calcio.
Non è una cosa da poco sapere che tra un mese circa saremmo tutti uniti ed eccitati nel vedere la nostra Italia scendere sul campo verde del Brasile per cercare di regalarci quelle emozioni magiche che solo notti come quelle del 9 luglio 2006 ci possono regalare.
Del resto questa nazione vive di calcio, che ci piaccia o no, noi Italiani siamo fatti cosi; senza quel pallone tra i piedi o senza discutere di calcio o senza improvvisarsi continuamente allenatori e quant'altro non possiamo stare. E questo è un fatto inconfutabile considerando quanto accanimento c'è dietro questo fantastico sport, che tuttavia però è e rimane uno sport.
Troppo evidenti sono i casi in cui questo popolo si indigna per avvenimenti legati al mondo del calcio e non per avvenimenti legati al mondo della politica.
Troppo evidente notare come migliaia di persone "scioperino" durante la partita della domenica per protesta contro la società, oppure manifestino in coro sotto le sedi dei rispettivi club o della Figc, o ancor peggio si scannino tra tifosi con il solo motivo di indossare sciarpe di un colore diverso, cosi come è evidente notare che questo spesso non avviene quando milioni di persone si ritrovano improvvisamente catapultati in una situazione sociale ed economica inaspettata dovuta a decisioni e scelte del quale loro sono del tutto estranei o si ritrovino governati da persone che da troppo tempo si sono dimenticate di smettere di fare i propri interessi ed iniziare a fare quelli del popolo che gli ha eletti.
Quello che mi chiedo è se veramente ci siamo arresi inermi di fronte a chi ci fa soffrire molto più rispetto a qualche fatto, che non ci riguarda se non emotivamente, che riguarda il mondo del calcio.
Vogliamo veramente continuare a dimostrare la nostra rabbia e la nostra frustrazione solo dentro uno stadio o dopo anni di relativi silenzi vogliamo tornare a dimostrare la nostra "forza" pacificamente e democraticamente come i nostri genitori e nonni hanno fatto per noi?