Ditemi, vi sembra una nazione normale quella dove si chiama Schettino ad esprimersi sulla gestione del panico? Questa è una nota congiunta dei senatori del NCD Antonio Gentile, Giovanni Bilardi, Guido Viceconte e Piero Aiello Ulisse Di Giacomo: 'Schettino, imputato con gravissimi indizi per la strage della Concordia, per quanto successo, offende la memoria delle vittime e lo stesso concetto di Paese normale dell'Italia agli occhi del mondo. Invitiamo anche il Rettore della Sapienza ad agire motu proprio (per annullare il master), giacché non vi è nulla di scientifico in questa iniziativa, tanto che sembra un insulto istituzionale assegnare all'ex comandante la gestione del panico'.

Tutto nasce il 5 luglio durante il seminario «Dalla scena del crimine al profiling» organizzato dal Centro sperimentale cine teatrale di criminologia della facoltà di Medicina dell'università romana (cattedra di psicopatologia forense).

Il seminario finiva con la tragedia del Giglio, divisa in due sessioni, una dedicata al giornalismo investigativo e l'altra alla ricostruzione in 3D del naufragio. Schettino, accompagnato dai suoi legali, ha parlato subito dopo il video e ha offerto agli studenti la sua versione di quanto sarebbe avvenuto nella notte del 13 gennaio del 2012 in cui persero la vita trentadue persone, un intervento durato in tutto meno di un quarto d'ora. In quel quarto d'ora, Schettino avrebbe parlato anche della 'gestione del controllo del panico' in situazione di crisi, commentando pure gli interventi degli esperti che lo avevano preceduto, in particolare quello di una psicologa dell'emergenza che aveva parlato della tragedia delle Torri Gemelle.

Ora, io non so quale strano collegamento sinaptico possa scattare in un rettore tale da indurlo a invitare un indagato che ancora ha in corso il processo, ma è oltremodo sgradevole, per quel che mi riguarda, dargli l'opportunità di parlare 'sulla gestione del controllo del panico in situazioni di crisi', quando ancora rimbombano nella mente gli ordini perentori del Capitano di Fregata Di Falco e l'inosservanza da parte di Schettino di quegli ordini.

Tutti ricordiamo la voce di Schettino, farfugliante, intimorita dalla perentorietà degli ordini di Di Falco, il tono impaurito che aveva mentre rispondeva, quella voce impastata di timore mentre chiedeva a Di Falco il numero dei cadaveri e imputava la difficoltà di risalire a bordo sl buio o alla scialuppa che stava avanti che era ferma.

Sorvoliamo sulle foto di Schettino sorridente a un party, sorvoliamo sulla mancanza assoluta di buon gusto e buon senso nel prestarsi a fare dei selfie con esseri indefinibili, pronte a farsi una foto con chiunque, sorvoliamo sulla telefonata che Schettino ha fatto al fratello della vittima il cui corpo non è stato ritrovato, ma un po' di decenza no? Un po' di raziocinio in chi lo invita a un seminario no? Quella notte morirono trentadue persone, trentatré con la morte di un sommozzatore spagnolo durante i lavori di rimozione e morirono perchè Schettino e il suo equipaggio non seppero gestire il panico. C'è un tribunale che sta processando Schettino, la legge stabilirà i fatti, ma è chiaro a tutti che Schettino, scappato tra i primi dalla Costa Concordia, è quello meno indicato per parlare 'di gestione del controllo del panico in situazioni di crisi', ne convenite tutti? Quale risposta può dare Schettino se non «la migliore gestione del panico è abbandonarsi ad esso e scappare!'.