C'è troppo dilettantismo e ingenuità dietro al progetto di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Questo il sunto del reporter di guerra Gian Micalessin sull'operato delle due giovani cooperanti italiane rapite in Siria a fine luglio dai rivoltosi armati del Fronte al-Nusra e rilasciate lo scorso 16 gennaio. Il reporter de Il Giornale in un suo articolo e in un commento a Formiche.net ha cercato di ricostruire alcuni passaggi chiave del comportamento delle due ragazze e di fare un po' di chiarezza.

Non sono state neutrali

Secondo Micalessin le due ragazze non sarebbero state neutrali, avrebbero cioè parteggiato per i ribelli siriani.

Inoltre il loro operato sarebbe stato sì rivolto a fornire cure alimentari ai bambini ma dispensavano anche kit ai militanti armati. La principale colpa delle ragazze, secondo Micalessin, è stata quella di essere state troppo schierate e con gruppi pericolosi. "Non mi sento di colpevolizzarle ma sono andate un po' più in là del confine" ha aggiunto il reporter, sottolineando l'ingenuità delle ragazze.

Kit di pronto soccorso sospetti

Alcune foto emerse su Facebook del materiale in dote alle ragazze avrebbero fatto capire chiaramente che era destinato ai guerriglieri e non ai civili, altro motivo che non volge a favore dell'asetticità del loro operato. Inoltre a tutt'oggi le ragazze non danno spiegazione di dove siano finiti questi kit, che tralaltro erano contrassegnati in modo sospetto, il che faceva pensare che fossero destinati proprio a qualche avamposto militare e non ai civili.

Altro motivo di ingenuità, secondo l'esperto reporter, è stato il fatto che le ragazze si "sono affidate direttamente ai loro carnefici", senza prima consultare gli esperti, senza informare la Farnesina, senza che la loro Ong Horryaty fosse registrata presso il Ministero degli Esteri e senza tener conto delle procedure di sicurezza che chi pratica le zone di guerra applica.

"È chiaro che la notizia di due ragazze inesperte si sia diffusa velocemente" e che sia diventata una ghiotta occasione per uomini senza scrupoli. "Sono stati rapiti e uccisi volontari preparati, figuriamoci due ragazze inesperte" finite in una zona molto difficile come la Provincia di Idlib, in cui "rivalità tra comandanti e dove a fianco di gruppi che combattono ci sono autentici delinquenti che hanno approfittato della rivoluzione per traffici, rapine e rapimenti".

Poi le due ragazze avrebbero dovuto informarsi di più sul Free Syrian Army, l'esercito dei ribelli "sono due anni - spiega Micalessin - che lo Human right Watch parla dei crimini di guerra commessi dall'esercito siriano libero e soprattutto degli accordi tra molti comandanti e i jihadisti più estremisti.

I Ros indagano sulle amicizie delle ragazze

Possibile che le due ragazze siano state mandate in Siria da quelli che sarebbero diventati poi i propri carnefici da alcuni contatti qui in Italia? Proprio su questo punto le indagini dei Ros e quelle della Procura di Roma portate avanti dai pm Francesco Scavo e Sergio Colaiocco stanno cercando di fare chiarezza. Importante sarà il contenuto delle intercettazioni tra le due ragazze lombarde e Mohammed Yaser Tayeb, pizzaiolo siriano trasferitosi a Bologna e da tempo nel mirino dei Ros come possibile contatto per i Fighters partenti verso la Siria e impegnato in attività di supporto a gruppi di combattenti e jihadisti operativi in Siria.

A lui molto probabilmente Greta avrebbe annunciato di voler partire per aiutare i militanti della compagine laica anti Bashar al-Assad, il presidente della Siria. Al vaglio degli inquirenti anche i possibili legami con Maher Alhamdoosh, studente universitario bolognese ma soprattutto militante siriano.