Avete presente la montagna ammantata da neve fresca? Quel pizzicore che ti spinge ad aprire una nuova strada? Quell'adrenalina che ti agita e si libera stimolando emozioni forti? Beh, forse Greta Ramelli e Vanessa Marzullo erano dopate dalla voglia di strafare, o forse no. Ma la valanga che hanno provocato, sprigionata dal loro giro fuori pista, le ha seppellite per cinque mesi, pure abbandonate dalla loro guida alpina (pare vendute dal loro stesso contatto), senza che qualche San Bernardo - 007 le potesse nemmeno minimamente stanare in un territorio tanto aspro.
Il ritorno. Quando sono state recuperate dalla macchina dei soccorsi, messa in moto a caro prezzo dal rifugio Italia, è stato come se il padre riabbracciasse il figliol prodigo, stante le diverse premesse della nota parabola. Il perdono non è condizionato dai buoni propositi e la misericordia, di fatto, è una tasca che si sgonfia per riempirne un'altra.
I propositi. Alimentando la loro voglia di cooperare (con i bambini, poveri e malandati, o con i miliziani a cui portare specifici kit di pronto soccorso?) tutti noi foraggiamo ben altro, abbuffando a valle ciò che affamiamo a monte. Da noi teste tagliate non se ne vedono, e pochi sono i morti che nemmeno ricordiamo. Tra tutti, la dignità consapevole del militare Fabrizio Quattrocchi, trucidato in Irak dieci anni fa ('Vi faccio vedere come muore un italiano'), conta più di mille riscatti di chi si avventura il luoghi dove la vita vale nulla, altro che che milioni di dollari.
Soldoni che si traducono in aiuto ai terroristi, non certo ai bambini.
Il senso del discernimento. In questo caso nemmeno Machiavelli saprebbe rispondere alla domanda se il fine giustifichi il mezzo. Le 'Vispe Terese' (come le descrive il giornalista Vittorio Feltri), dai più viste come scolarette in gita scolastica (e limitiamoci a questo), dovrebbero ben sapere che andare in Siria non è come aderire al progetto Erasmus: la (im)prudenza in certi paesi non è mai troppa.
Tanto che anche Amnesty ammonisce con una reprimenda sull'improvvisazione che mette in gioco la credibilità nazionale ed a repentaglio anche l'incolumità dei soccorritori (ben ricordiamo il funzionario del Sismi Nicola Calipari ucciso nel 2006 durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena a Baghdad). Quelle stessa credibilità che ha pagato dazio sul piano internazionale con la vicenda dei marò, per cui ci auto-additiamo al pubblico ludibrio, con un riscatto che non sarà mai all'altezza dell'immaginario del ministro degli esteri Paolo Gentiloni, la cui parola d'ordine, negare, è solo una delle tante mai veramente liberate.
In Italia è giunta l'ora che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e sarebbe il caso di invertire la rotta della giustificazione buonista a tutti i costi, con la dignità nazionale frattanto svilita dall'India e sbeffeggiata dalla Siria. Mentre i consumatori chiedono chiarezza alla Corte dei Conti, tramite l'annunciato esposto del Codacons, per accertare un possibile, ennesimo, danno erariale.